IL FATTO: Lydia Tár è il più grande direttore d’orchestra del mondo e una musicista vincitrice di tutti i premi più importanti. La prossima sfida professionale sarà la più importante della sua carriera, ma quella che apparentemente sembra essere un’artista e una donna senza macchie ha invece dei demoni pronti a prendere il sopravvento.
L’OPINIONE: Todd Field è un regista (ed ex attore) che non ama scendere a compromessi. I suoi due precedenti film, In the Bedroom e Little Children, spiegano bene quanto si tratti di un narratore di storie che vanno a scavare a fondo nell’animo umano, ponendo gli spettatori di fronte a dei quesiti morali, etici, esistenziali scomodi e che non possono lasciare indifferenti.
La storia di Lydia Tár è un racconto di talento, ambizione e potere, tre elementi che difficilmente viaggiano separati e che prendono continuamente il sopravvento l’uno sull’altro, finché l’equilibrio che li comanda, fragile come una sottile lastra di ghiaccio su un lago che inizia a ghiacciarsi, non si frantuma a causa del peso delle colpe di una vita.
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Tár è un film in cui si entra progressivamente ma da cui è poi impossibile evadere dopo la visione. È un’opera potente e violenta, che pone domande sul rapporto tra arte e vita, ma naturalmente anche sull’eterna lotta tra bene e male, giusto e sbagliato.
Field racconta Lydia costruendo e destrutturando il personaggio con grande maestria in scrittura e ce la scoprire nelle parole, nei movimenti, nei piccoli gesti apparentemente innocui e naturali che tradiscono invece un’anima tormentata e corrotta.
Cate Blanchett è stupefacente nel ruolo della protagonista, certamente la sua interpretazione più complessa per quanto riguarda la preparazione del personaggio. Ma attorno a lei non sfigurano Nina Hoss e la sempre più brava Noémi Merlant, attrice che negli ultimi anni ha dimostrato il suo valore sotto la direzione di Celine Sciamma, Jacques Audiard e Louis Garrell.
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