I fan di Takehiko Inoue avranno solo una settimana per vedere sul grande schermo l’adattamento di uno dei suoi manga più famosi, il The First Slam Dunk per il quale – dopo un giorno di programmazione della versione in lingua originale – Anime Factory ha fissato una uscita in sala prevista dall’11 al 17 maggio. Un evento speciale pensato per avvicinare il grande pubblico – celebrandolo con i suoi ammiratori – all’autore delle serie Vagabond e Slam Dunk (più di 120 milioni di copie vendute in Giappone dal 1990 a oggi), qui in veste di sceneggiatore e regista di un film capace di superare Avatar – La Via dell’Acqua al Box Office giapponese incassando oltre 85 milioni di euro.
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IL FATTO:
Da sempre, Ryota Miyagi e il basket sono una cosa sola. A trasmettergli l’amore per questo sport è stato il fratello maggiore Sota, morto in un incidente in mare quando Ryota era ancora piccolo. Ryota è il playmaker dello Shohoku, squadra che si è guadagnata un posto al torneo nazionale come rappresentante della Prefettura di Kanagawa nonostante sia un liceo sconosciuto. Ryota è pronto, assieme ai suoi compagni di sempre, ad affrontare “l’imbattibile” Sannoh, il team campione del torneo nazionale.
L’OPINIONE:
Incentrato sul processo di crescita di alcuni ragazzi giocatori di basket (sport del quale lo stesso Takehiko Inoue è appassionato) delle scuole superiori, Slam Dunk è un manga per adolescenti – o “shonen” – dal grandissimo successo e di lunga serialità, nonostante questo l’autore si è impegnato perché anche chi non conoscesse la sua opera – e le sue varie derivazioni, da tv a videogame – riesca a godere del racconto estrapolato da essa. Ed effettivamente il risultato sembra confermare quest’attenzione ai non affezionatissimi del nostro, che per questo The First Slam Dunk ha optato per una cosiddetta “animazione ibrida”, tra CGI e il e disegno a mano tipico del 2D per “ricreare la fluidità dei movimenti, necessaria nelle numerose sequenze di gioco mozzafiato e altamente realistiche”, come si legge nella presentazione. Ma l’adrenalina delle azioni non avrebbe la stessa carica emotiva senza il contesto fornito dalle backstory, che sicuramente avvantaggerà i lettori del fumetto e i fan, ma che l’alternarsi del racconto tra passato e presente aiuterà tutti a capire. Con flashback utilissimi e a tratti affascinanti, sebbene inevitabilmente diseguali, per temi e toni, e con qualche ‘spiegone’ così caro a molti anime prima di questo (al pari della tendenza a non approfittare della possibilità delle sostituzioni in una partita, evidentemente per aumentare il tasso di thrilling e di patetismo insito nel sacrificio anche fisico dei nostri eroi).
Non il solito “viaggio” – che per quello non si potrebbe prescindere da una maggior caratterizzazione o conoscenza, che potre(m)mo trovare nella versione seriale – ma una sessione nella quale sarà facile ritrovare il rispetto di certi canoni resi comuni da tanto cinema sportivo statunitense e vivere il crescendo dato dallo scorrere del tempo di una partita tanto importante per tutti i personaggi in campo, e sullo schermo. Un incontro vero e proprio, che sia come ‘match’ sia per la scoperta che porta con sé difficilmente mancherà di coinvolgere lo spettatore, che possa sentirsi toccato dalla vicenda familiare di Ryota Miyagi o conquistato dall’animazione (che a sprazzi regala perle proprio nelle sue parentesi più ‘grezze’).
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Le serie animate tratte dall’iconico manga originale, per sapere come meglio inserire il momento scelto per il film nel suo contesto e nella sua stessa linea narrativa. Ma se siete appassionati di animazione giapponese, non perdetevi la versione live-action della altrettanto celebre serie de I Cavalieri dello Zodiaco, nei nostri cinema a giugno, per soli tre giorni.
