The Good Nurse, con Eddie Redmayne e Jessica Chastain la vera storia dell’infermiere killer

Dal 26 ottobre su Netflix il thriller ospedaliero diretto da Tobias Lindholm

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Nel 2014, a 32 anni, ha vinto un Oscar nei panni di Stephen Hawking in La teoria del tutto. Quest’anno il festival di Zurigo gli ha segnato un Golden Eye alla carriera. Eddie Redmayne oggi a 40 anni e non sa bene come prendere questo riconoscimento. La cosa gli ha fatto un enorme piacere, naturalmente, ma con la gioia è arrivata anche la consapevolezza di non essere più un ragazzino. D’altra parte meglio così, perché da giovanissimo ha passato anni a fare audizioni per il cinema senza essere mai richiamato.

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Colpa forse dei suoi capelli color ginger e delle sue lentiggini. L’attore inglese è tornato a Zurigo, dov’era stato quindi anni fa con Savage Grace – era il suo primo festival – per presentare The Good Nurse, un thriller ospedaliero diretto da Tobias Lindholm, in cui interpreta Charlie Cullen, l’infermiere serial killer che nell’arco di sedici anni, tra le cliniche del New Jersey e della Pennsylvania, uccise probabilmente oltre 400 pazienti diventando uno dei criminali più terrificanti d’America. E non si è mai capito il perché di quegli omicidi. Il film, tratto dal libro di Charles Graeber su Netflix dal 26 ottobre, racconta di quando Cullen, appena arrivato in un nuovo ospedale, diventa l’angelo custode di Swatty (interpretata da Jessica Chastain), oberata di lavoro in terapia intensiva, ma costretta a nascondere i suoi gravi problemi di cuore per non perdere il lavoro e la custodia delle figlie. Quel giovane uomo gentile e compassionevole è pronto ad aiutarla in qualunque momento, ma poi alcune morti sospette costringono Swatty a sospettare di Charlie, condannato successivamente a 18 ergastoli e ritenuto idoneo alla libertà condizionale nel 2403 (!).

Vedere il lato oscuro di Eddie Redmayne fa un certo effetto, soprattutto nelle scene finali, in cui l’ambiguità del personaggio emerge in tutta la sua violenza, ma l’attore rivendica altri ruoli dark che molti non ricordano. «Come quello in Savage Grace – dice – accanto a Julianne Moore, in cui uccido mia madre e quello in Hick dove interpreto un tossicodipendente pedofilo». Eppure più recentemente Eddie Redmayne è soprattutto il Newt Scamander della saga di Animali fantastici. I suoi due bambini gli hanno chiesto se lui è davvero un mago, ed Eddie non sa ancora cosa rispondere. «Da una parte vorrei essere onesto con loro, dall’altra mi spiace rompere l’incanto e allora dico che lo sono e per dimostrarlo ho imparato anche qualche trucchetto. Ma loro non si accontentano di monetine scomparse, vorrebbero che facessi sparire un intero palazzo!».

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«Di Cullen mi intrigava proprio la sua doppiezza, il mistero che nasconde. Graeber lo ha definito un punto interrogativo ed stato molto affascinante approfondire la sua storia, che non conoscevo prima. E come sempre quando interpreto un film, quello che più mi interessa è proprio il processo di lavorazione, la collaborazione con gli altri attori, il regista, gli sceneggiatori e i produttori: sul set abbiamo avuto molto tempo per discutere, apportare modifiche alla sceneggiatura, con grande senso di squadra. Empatia e compassione sono le parole chiave di questa bellissima storia».

Redmayne protagonista a teatro della nuova edizione di Cabaret, ha scoperto di voler fare l’attore proprio quando da bambino ha partecipato a un tour dietro le quinte di alcune produzione del West End londinese. «Ho detto ai mei che volevo prendere parte a uno show, il mio debutto è stato nei panni del “bambino dei libri” in Oliver Twist: dovevo entrare, posare dei libri e uscire velocemente, ma la sera della prima ho fatto un po’ di confusione. Sono grato ai miei genitori per avermi sempre sostenuto, per essere stato un esempio di come è giusto assecondare le passioni dei figli, anche se non le si condivide».