The King’s Man – Le origini, Ralph Fiennes: «Un film che celebra la gioia di vivere»

Finalmente in sala, dal 5 gennaio, The King’s Man – Le origini, prequel della fortunata saga di Kingsman

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«Nessun film, per quanto spettacolare, può essere un buon film se mancano il fattore umano e gli aspetti con cui possiamo identificarci», dice Matthew Vaughn, regista e co-sceneggiatore (con Karl Gajdusek) di The King’s Man – Le origini (nelle sale dal 5 gennaio).
È il prequel di Kingsman – Secret Service, il film che nel 2014 ha avviato il fortunato franchise cine-fumettistico basato sulle graphic novel di Mark Millar, proseguito nel 2017 con Kingsman – Il cerchio d’oro; si tratta di due film che, a fronte di un budget complessivo relativamente ridotto di 185 milioni di dollari, ne hanno incassati la bellezza di 825.254.208, risultato di tutto rispetto soprattutto perché l’accoppiata dei comics di Millar con il cinema di Vaughn, collaborazione cominciata nel 2010 con Kick-Ass, è sinonimo di un cine-fumetto adulto, provocatorio, con picchi di violenza e ammiccamenti sessuali decisamente insoliti nei popcorn movie tradizionali.

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Da parte sua Millar, impegnatissimo nella scrittura di uno spin-off televisivo di Kingsman, ha per Vaughn parole di grande stima: «Vengo dalla Scozia e sono nato in una famiglia molto povera, mentre Matthew è il classico prodotto dell’alta società londinese: non abbiamo proprio nulla in comune. Eppure ci capiamo al volo, siamo molto amici e lui porta magnificamente sullo schermo i miei fumetti!». E sul tono delle sue opere spiega: «La mia graphic-novel non prevede eroi in calzamaglia. È una rilettura dei film di James Bond e recupera l’ironia del periodo in cui era interpretato da Roger Moore. I produttori sanno che esiste un vasto pubblico quindi, oltre ai supereroi, si possono portare al cinema altri generi mutuati dai fumetti. Per dire, anche ‘Era mio padre’ di Sam Mendes e ‘A History of Violence’ di David Cronenberg erano tratti da graphic novel».

Ralph Fiennes e Djimon Hounsou

A proposito del fatto che ora, a causa degli impegni con Netflix, non segue più da vicino la versione cinematografica del suo Kingsman, non mostra alcuna preoccupazione perché, dice, evocando il mito di Superman, «ora mi sento un po’ come Jor-El quando lancia il suo bambino nello spazio, ma so che i Kent lo alleveranno meglio di quanto potrei fare io. È perfetto».

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Ma di cosa parla The King’s Man – Le origini?

Ambientato quasi cento anni prima dei due film precedenti, con un cast che vanta Ralph Fiennes, Charles Dance, Daniel Brühl, Djimon Hounsou, Rhys Ifans, Aaron Taylor-Johnson, Tom Hollander e Gemma Arterton, il film mostra il complotto dei peggiori tiranni e criminali della storia per scatenare una guerra che spazzerà via milioni di persone, mentre un uomo lotta contro il tempo per fermarli. Non abbiamo dubbi che ci riuscirà, ma conoscendo il fumetto e lo stile di Vaughn sarà un bagno di sangue, anche se tutto da ridere.

Il film riscrive dunque la storia del mondo inserendovi personaggi realmente esistiti come Rasputin (Ifans), consigliere dei Romanov e dello zar Nicola II di Russia.

Rhys Ifans è Grigorij Rasputin in “The King’s Man – Le origini”

«Ero cosciente che non fosse il Dr. Zivago e che avrei dovuto seguire la visione del regista, ma ho studiato a fondo il personaggio, che ho scoperto essere davvero straordinario – racconta al proposito l’attore – ci sono centinaia di aneddoti, la storia di Rasputin è avvolta dal mistero. Era un uomo influente, forte, che al mattino prendeva una piccola dose di cianuro per diventarne immune. Hanno cercato di ucciderlo tante volte, senza riuscire. Gran combattente e gran manipolatore. La sfida è stata rappresentarlo con equilibrio, dandogli un linguaggio riconoscibile».

Oltre a Rasputin nel film appaiono anche lo Zar Nicola II, il Kaiser Guglielmo II e Re Giorgio V, tutti e tre bizzarramente interpretati da Tom Hollander: «Questa idea all’inizio mi ha sorpreso, ma poi ho capito che era geniale – racconta l’attore – è una presa in giro delle famiglie reali dell’epoca dove abbiamo mischiato storia e fiction, in quello che credo sia un nuovo genere che definirei “faction”». Ralph Fiennes nel film è Orlando, Duca di Oxford, cui si deve la nascita dell’agenzia spionistica dei Kingsman, e definisce il film come «un’avventura fantastica, un viaggio adrenalinico e divertente. È un film relativamente poco complicato, leggero, con una storia emozionale, ma che celebra la gioia di vivere. È ambientato nel passato ma ha attinenza con l’attualità».

Ralph Fiennes

«L’agenzia cerca di impedire che alcuni leader nazionalisti diano il via alla Prima Guerra Mondiale. Gente avida, ingorda, che si nutre di narcisismo e vanagloria. I nostri antagonisti sono loro e i loro consiglieri che li manipolano, li sviano, li portano a prendere le decisioni sbagliate», prosegue l’attore, «penso sia facile vederci un parallelismo con i tempi di oggi, alcuni leader contemporanei e tutta la merda che stiamo vivendo e abbiamo vissuto negli ultimi anni, in termini di qualità della politica e dei politici. Noi siamo gli eroi, siamo i buoni e lottiamo contro i cattivi, in uno schema classico e sempre attuale, l’eterna lotta tra il bene e il male. Non è niente di nuovo, ma Matthew ci ha messo del suo, ci ha messo la sua visione originale e se ne vede l’effetto».

Per Fiennes l’attualità del film è confermata dalla frase: «Il mondo è governato dalla corruzione e dall’avidità». Perché, dice, «avete visto quanto i paesi governati da politici incapaci e avidi abbiano sofferto più degli altri il Covid, in termini di contagi e morti? Ovviamente è qualcosa con cui possiamo relazionarci e comprendo che ci sia gente con una visione diversa delle cose, ma questo film, a prescindere dalla parte in cui si sta, ha un’etica, un’agenda, è centrato in modo positivo. È intrattenimento puro, ma a volerlo guardare bene ha tanto da dire anche sulla situazione attuale e sui paradossi e i cambiamenti che stiamo vivendo»