The Last Duel: violenza e coraggio nel Medioevo di Ridley Scott

«Raccontiamo l’inganno, il coraggio e la difesa di una causa non facile», spiega il regista, che firma con Matt Damon e Ben Affleck la ricostruzione in chiave kolossal dell’ultimo duello combattuto nella Francia del ’300 per stabilire il “giudizio di Dio” su un caso di stupro

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Marguerite de Carrouges (Jodie Comer) è la vera eroina del duello mortale che vede lo scontro tra suo marito, il rozzo cavaliere Jean de Carrouges (Matt Damon) e lo scudiero letterato Jacques Le Gris (Adam Driver), nel poderoso The Last Duel, dove Ridley Scott torna ai massimi livelli registici, dopo aver firmato alcune opere non all’altezza del suo talento, con un film che, oltre alla magnificenza della narrazione visiva, ha un pro- fondo significato “femminista”, che giunge allo spettatore senza proclami e quindi in modo ancora più efficace.

Matt Damon è Jean de Carrouges in The Last Duel

«Cerco sempre – spiega il regista, in occasione della prima mondiale del film, fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia – di fare qualcosa di diverso: The Last Duel mi ha dato l’occasione di riprendere quel tipo di epica che amo, qui arricchita dai temi del coraggio, dell’inganno e della difesa di una causa non facile, tutti argo- menti che oggi fanno presa sul pubblico. La prima volta in cui ho sentito parlare dell’ultimo duello legalmente autorizzato disputato nella Francia medievale, ho capito che se ne sarebbe potuto ricavare un film potente. È stato quando Matt Damon mi ha proposto un libro interessante da leggere ed era il Natale 2018. Damon era così preso dal progetto che, dopo un confronto tra noi di sei settimane, ho accettato. Sapendo che Matt, Ben Affleck e Nicole Holofcener erano al lavoro sulla sceneggiatura, non ho avuto dubbi: dovevo essere io a dirigere quel film».

Jodie Comer

Senza rivelare nulla dell’esito del duello, va qui spiegata quale fosse la condizione femminile dell’epoca, perché si possa meglio capire il ruolo cardine del personaggio interpretato da Jodie Comer. A quei tempi la donna non era nemmeno considerata come un essere pensante e il fatto che Marguerite fosse addirittura in grado di leggere, mentre il marito era analfabeta, suscitava già un piccolo scandalo. La moglie non deteneva alcun diritto personale, perché faceva solo parte delle proprietà del marito. Quando, andando contro ogni regola e convenzione, Marguerite confessa al marito lo stupro (che non era considerato un reato contro di lei, ma contro il marito e i suoi possedimenti) porta lo scandalo in piazza, creando il presupposto del duello mortale, ma esponendosi lei stessa a un terribile rischio. Quello che infatti scopriamo nel film, mentre lei assiste con le caviglie incatenate al brutale e sanguinario scontro, è quale sarà il suo destino nel caso che il “giudizio di Dio” vedesse soccombere il marito. Mentre se Jean de Carrouges esce vincitore dal duello si deduce che quanto sostenuto dalla moglie sia stato giudicato sincero agli occhi di Dio, in caso contrario lei sarà rasata, denudata, incatenata a un palo e arsa viva in quanto mentitrice, una condanna a morte feroce questa, che vede le vittime spirare non prima di venti/trenta minuti tra le fiamme.

«Il film è la storia di un’amicizia e di un matrimonio distrutti da un atto crudele e disonorevole, ma è anche la storia del coraggio di una donna che fa sentire la propria voce. È un’opera che fa riflettere e ne sono particolarmente orgoglioso», chiosa Scott. «La donna a quei tempi era considerata come una proprietà – sottolinea Matt Damonnon come un essere umano: erano proprietà dei padri prima e dei mariti poi. E venivano regolarmente abusate. La cosa straordinaria è che la nostra protagonista si sia ribellata a questa realtà».

Adam Driver/Jacques LeGris e Matt Damon/Jean de Carrouges in The Last Duel (Patrick Redmond)

E il suo partner di sceneggiatura Ben Affleck, che sullo schermo è il Conte Pierre d’Alençon, schierato dalla parte di Le Gris, puntualizza: «Mi considero femminista. Questa è una storia moderna, crea empatia e suscita compassione. Non abbiamo scritto un semplice atto d’accusa verso il “cattivo”, ma abbiamo cercato di offrire una riflessione sulle radici culturali di certi comportamenti di cui si sentono ancora oggi gli echi, perché per secoli le donne sono state solo considerate una proprietà degli uomini». Un’ultima notazione tecnica la offre Ridley Scott, quando racconta quale sia stato uno dei problemi maggiori da affrontare nel gira- re la scena cardine del film: «Ho dovuto prendermi numerose licenze dal punto di vista della ricostruzione storica del duello, perché quello che era accaduto davvero era molto poco cinematografico: all’epoca avevano degli elmi, per cui era anche difficile capire chi fosse chi. Ci sono voluti quasi sei giorni per determinare come coreografare e riprendere il duello. La cosa ironica è che io vivo in una casa del 1360 nel Surrey e abito lì dal 1982: sarei dovuto nascere in quel periodo, mi piace il profumo di quegli anni!».