The Northman, il vichingo furioso

Cast stellare per il terzo film di Robert Eggers, che dall’horror passa all’epica nordica, tra Shakespeare e la tragedia greca

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The Northman

Robert Eggers è diventato in pochi anni e con appena due film all’attivo uno dei registi di culto del nuovo cinema indipendente americano. Assunto alla ribalta internazionale nel 2015 con The VVitch, horror ambientato nell’America del 1600 che ha lanciato Anya Taylor-Joy nel firmamento di Hollywood, Eggers si è subito distinto per la cura della fotografia e della composizione dell’immagine, unite a una narrazione rarefatta, onirica e ben lontana dai canoni del genere.

Un percorso continuato con The Lighthouse, gara di bravura tra i due protagonisti Willem Dafoe e Robert Pattinson, guardiani di un faro su un’isolotto sperduto che devono fare i conti con rimorsi e follia. Bianco e nero raffinatissimo, opera quasi sperimentale e neo-surrealista.

Il trentottenne cineasta statunitense ama sorprendere, e così dopo un film per pochi intimi ha sorpreso tutti mettendosi al lavoro su una produzione di ben altra scala. Sessanta milioni di dollari di budget, distribuzione internazionale Universal Pictures, cast sontuoso, tra cui i già fedeli Taylor-Joy e Dafoe e addirittura la cantante islandese Bjork che torna a recitare ventidue anni dopo avere vinto il premio come migliore attrice al Festival di Cannes per Dancer in the Dark di Lars Von Trier.

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The Northman, ambientato in Islanda ma girato in Irlanda, conta la storia del principe Amleth, costretto a fuggire dopo avere visto il padre ucciso dallo zio. Il suo vagare per il mondo durerà anni, con tre costanti pensieri: vendicare il padre, uccidere lo zio e salvare la madre.

L’ispirazione sembra chiara, ma non fatevi ingannare. Eggers e il suo compagno di scrittura Sjón, poeta, scrittore e musicista islandese, attingono in realtà al poema epico del tredicesimo secolo Amleth, scritto in latino dal danese Saxo Grammaticus, testo ben noto anche a William Shakespeare.

Ma è indubbio che il Bardo sia stato ben presente nel raccontare un manuale viaggio dell’eroe, in questo caso interpretato da Alexander Skarsgård, figlio di Stellan, fratello di Bill, come si direbbe nella migliore tradizione vichinga. Il padre da vendicare è Ethan Hawke, la madre da salvare Nicole Kidman.

Film dalla lavorazione assai complicata, prima per il COVID, poi per un lungo processo di montaggio, condito a un certo punto da alcune settimane di riprese aggiuntive, The Northman ha un affascinante impianto visivo.

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«Eggers è il regista più meticoloso con cui abbia mai lavorato» ha dichiarato proprio Alexander Skarsgård «ma è anche un genio. Ogni inquadratura era calcolata con precisione millimetrica, perché la camera e gli attori sono entrambi sempre in costante movimento e bastava un minimo ritardo per dover ricominciare tutto da capo».

Una lavorazione molto stancante, quindi, condita da «scene di battaglia con quaranta stuntmen, duecento comparse e decine di cavalli, girate in piano sequenza, quindi quattro minuti senza mai staccare».

L’idea del film nasce in realtà da un progetto di Skarsgård, che da tempo cercava di mettere su un film di ambientazione vichinga con il produttore Lars Knudsen. «Ma nonostante Lars e io siamo amici, non sapevo di questo progetto» ha dichiarato Eggers in un’intervista al mensile Total Film. «L’idea mi piaceva molto, così ho pensato che avrei potuto mettere su un film di questo genere abbastanza in fretta».

E si sa, nel cinema l’ottimismo è tutto, dato che ci sono voluti quasi cinque anni, ma l’attesa è decisamente terminata.

The Northman è nelle sale italiane dal 21 aprile, distribuito da Universal Pictures.