La zona d’interesse (The Zone of Interest), la recensione del film di Jonathan Glazer

Il film diretto da Jonathan Glazer è in concorso al 76° Festival di Cannes

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The Zone of Interest

Presentato in concorso al 76° Festival di Cannes, La zona d’interesse (The Zone of Interest) diretto da Jonathan Glazer e da lui scritto con Martin Amis, narra la mostruosità nascosta dietro l’apparente bellezza della vita dei comandanti del campo di concentramento di Auschwitz con le loro famiglie. Il film è prodotto da A24.

IL FATTO

Il comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e sua moglie Hedwig, si sforzano di costruire una vita da sogno per sé e per la loro famiglia in una casa con uno splendido giardino accanto al campo di concentramento.

L’OPINIONE

Grazie al cinema ormai possiamo dire di conoscere molto degli orrori dei campi di concentramento nazisti del secolo scorso, ma certamente non conosciamo ancora l’inquietante realtà di quella che era chiamata “la zona d’interesse” – “interessengebiet” in tedesco –, termine usato dalle SS naziste per descrivere quell’area di 40 chilometri quadrati immediatamente circostante al complesso di Auschwitz, nella periferia di Oświęcim in Polonia.

In The Zone of Interest il regista britannico Jonathan Glazer (Under The Skin, 2013) prende spunto dall’omonimo cupo romanzo picaresco del 2014 scritto da Martin Amis, qui anche sceneggiatore, ma sceglie di soffermarsi su quei personaggi, residenti nella zona d’interesse, coinvolti in quell’osceno ribaltamento della realtà perpetrato dall’ideologia nazista.

Glazer ricostruisce la vita della famiglia di uno dei comandanti di Auschiwitz che ha da poco preso residenza in quella che appare come una splendida villa attigua alle mura del campo di concentramento. Degli orrori di quel campo il regista non mostra nulla, non ne ha bisogno, perché grazie ad un sapiente uso del suono di sottofondo riesce a stimolare tutta l’immaginazione dello spettatore.

Così mentre il comandante Rudolf Höss e sua moglie Hedwig conducono una vita da sogno con i loro bambini e i parenti, i vicini di casa e i colleghi che gli fanno visita di continuo nel meraviglioso giardino della villa, tutta l’atmosfera intorno a loro rimanda per contrasto alle mostruosità da cui sono circondati e di cui sono, più o meno consapevolmente, responsabili.

La storia de La zona d’interesse (The Zone of Interest) è di per sé assai semplice, ma Glazer riesce attraverso un sapiente uso dei dettagli a fornire molti più elementi narrativi rispetto al racconto stesso. Lo splendore della villa, ad esempio, è mantenuto da una servitù composta interamente dai detenuti ebrei, che con sguardo basso e abbigliamento dimesso si aggirano dentro e fuori la casa come fantasmi, invisibili e ignorati dagli abitanti stessi che questi servono.

Un altro elemento di sconcerto che il regista fornisce è la notte, mai buia perché il riverbero della luce del fuoco e del fumo, che incessantemente si innalzano dai forni crematori del campo, si riflettono attraverso i vetri di ogni finestra.

Soprattutto però ciò che davvero impressiona ne La zona d’interesse (The Zone of Interest) è l’uso disturbante del suono. Rumori stridenti, cupi e mostruosi e urla agghiaccianti continuamente giungono dal campo vicinissimo e offrono il più eloquente contrasto alle graziose e soleggiate immagini del ben curato ambiente familiare. Il suono è il vero contrappunto narrativo di un film che sfuma di continuo il confine tra finzione e documentario.

Ogni scena de La zona d’interesse (The Zone of Interest) sembra anche un’istallazione artistica in cui la ricostruzione fittizia di ambienti e personaggi e la musica, tutta intradiegetica, raccontano di un mondo già immerso in una follia delirante. Il linguaggio del film, in cui il suono paradossalmente domina sulle immagini, quasi statiche, propone un racconto del tutto differente e originale dell’Olocausto.

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The Reader – A voce alta (2008) di Stephen Daldry, con Kate Winslet nei panni di una ex guardie delle SS nei campi di concentramento. Diverso per genere e linguaggio, The reader offre però, al pari de La zona d’interesse (The Zone of Interest), una rilettura da vicino dell’esperienza dello sterminio nazista dal punto di vista dei carnefici. Per il racconto di un contesto assai simile a quello del film di Glazer anche Il bambino con il pigiama a righe (2008) di Mark Herman con un giovanissimo Asa Butterfield.

RASSEGNA PANORAMICA
voto
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