Tre sorelle, Enrico Vanzina: «Ho un debito di riconoscenza verso le donne»

Enrico Vanzina racconta a Ciak la sua nuova commedia romantica su croci e delizie dell’amore, puntando sulla comicità al femminile. Su Prime Video dal 27 gennaio.

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Tre sorelle assai diverse tra loro e deluse dall’amore, un’amica innamorata dell’uomo sbagliato, una bellissima casa sul mare, uno scrittore rubacuori e troppi equivoci. Sono questi gli ingredienti della commedia romantica scritta e diretta da Enrico Vanzina, interpretata da Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini, Rocío Muñoz Morales, Fabio Troiano e disponibile su Prime Video, che ha collaborato con RTI alla produzione di New International. Vanzina racconta a Ciak cosa ha scoperto a proposito della comicità delle donne.

Una storia tutta al femminile questa volta, una novità nella tua filmografia

Ho un debito di riconoscenza verso le donne, che mi hanno dato moltissimo, e che nei miei circa 120 film non erano mai state al centro di una storia. Ho scritto usando quello che ho imparato nella vita, in un momento molto complicato per parlare di donne. Ho messo la regia da parte concentrandomi sulle mie attrici delle quali sono entusiasta. Ho capito che si può fare commedia senza avere necessariamente un uomo che trascini la comicità. Le donne sono molto spiritose, hanno un umorismo formidabile, come dimostrano gli americani e francesi. Sto pensando proprio a un film comico con le donne, una specie di Amici miei al femminile.

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Ogni donna può ritrovare un po’ di se stessa in ciascun personaggio.

Quando si scrivono delle storie i personaggi devono essere trasversali. Anche se non ti assomigliano, c’è sempre qualcosa di te in loro. Volevo raccontare in maniera sincera la forza, le fragilità, i sentimenti e le emozioni di queste donne. Amo molto la canzone Io con me, cantata da Annalisa Minetti alla fine del film, scritta da Umberto Smaila, Silvio Amato e da me, che parla di una donna delusa dall’amore, ma capace di riconoscere la forza della vita e la bellezza di star bene con se stessa. Una cosa che dovremmo imparare a fare tutti.

I personaggi maschili fanno una pessima figura.

Ho proposto il ruolo di Antonio a molti attori importanti che hanno rifiutato perché lo ritenevano troppo spregevole. La cosa mi fa fatto saltare dalla sedia perché i personaggi negativi della commedia all’italiana sono stati i migliori. Proprio come facevano Risi o Scola, ai quali mi inchino, li devi stigmatizzare, altrimenti non funzionano. Non si può essere moralisti, sarà poi il pubblico a valutarli. Antonio è un intellettuale egocentrico e vanesio, e in un mondo dove le donne hanno ritrovato coraggio e forza, non gli rimane che fare il maschio, diventando un cretino totale, un poveraccio.

Fabio Troiano, che lo interpreta, non si è lasciato spaventare dal ruolo.

Ha capito subito il personaggio e si è fidato di me. Un personaggio difficile, ma Fabio è molto spiritoso nel suo cinismo, aveva la faccia giusta e ha tirato fuori quegli atteggiamenti da vigliacco del maschio italiano.

Fabio Troiano

Come hai lavorato con le attrici che hai scelto?

I personaggi erano già scritti e ho scelto le interpreti giuste per quei ruoli. Quello dell’Autieri è il personaggio più difficile, una donna conformista e borghese, ma colpisce quando si toglie la corazza. La Bevilacqua è un’attrice straordinaria, possiede tutti i registri, è bella, buffa, malinconica, cattiva. La Francini mi ha dato una grande mano sui dialoghi mentre la Muñoz Morales è stata la vera scoperta del film, una scommessa.

La casa al Circeo diventa uno dei personaggi del film.

I miei due punti di riferimento sono stati – e qui non solo mi inchino, ma striscio – Woody Allen e Pierre de Marivaux, maestro di commedia francese degli equivoci sull’amore. Il film ha un piccolo impianto teatrale con una serie di avvenimenti concatenati l’uno all’altro, un marivaudage sur l’amour. Ho deciso di fare il film proprio quando ho trovato quella casa.

Ti dispiace non arrivare al cinema?

Sono stato tra i primi a lavorare per le piattaforme con Natale a 5 stelle, Sotto il sole di Riccione e Lockdown all’italiana. Sono nato con il cinema che non ha senso senza il rito della sala, ma andare contro la tecnologia è sbagliato, a patto di girare ancora i film come se fossero destinati al grande schermo.

Quanto è difficile fare commedie in tempi di correttezza politica?

Non è possibile scrivere storie accettando le imposizioni del politicamente corretto. Bisogna avere l’onestà di prendersi le proprie responsabilità e dire ciò che si vuole a proprio rischio e pericolo, altrimenti è finita. Io racconto la realtà che vedo, non quella che approvo.