Tutto in un’estate! (Holy Cow/Vingt Dieux) è il primo lungometraggio di Louise Courvoisier, in sala dal 26 giugno, distribuito da Movies Inspired. Dopo essere stato presentato (e premiato) nel concorso di Un Certain Regard a Cannes 2024 e ad Alice nella Città (sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma), si è aggiudicato anche due César (su quattro candidature), per il miglior esordio alla regia e la rivelazione femminile Maïwène Barthélemy, attrice non professionista come gli altri componenti del cast, tra cui Clément Faveau e Luna Garret.
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IL FATTO
Nella regione francese del Giura, nota per la produzione del formaggio Comté, il diciottenne Totone passa il tempo fra bevute con gli amici e avventure non troppo fortunate con le ragazze. Ma la morte improvvisa del padre cambierà radicalmente la prospettiva del ragazzo, che rimane solo ad occuparsi della sorellina Claire.
Per mantenere entrambi, Totone decide di prendere in mano l’attività casearia del genitore, producendo un Comté in grado di vincere la gara dove sono in palio 30 mila euro. Si mette quindi a rubare il latte alla fattoria della giovane Marie-Lise, con cui inizia una relazione.
L’OPINIONE
Louise Courvoisier esordisce nel lungometraggio con questo racconto di formazione che ci immerge con sguardo affettuoso ma non idealizzante nella sua terra d’origine, dipingendo un microcosmo rurale tra realismo lirico (gli interpreti sono attori non professionisti del posto) e western contemporaneo, cui contribuiscono il formato Scope e le musiche.
La luminosa vastità del paesaggio, il legame ancora vivo tra cultura e natura (che, suggeriscono il titolo originale Vingt Dieux e quello internazionale Holy Cow, non ha perso del tutto l’aura di mistero e sacralità), ma anche l’asprezza e la fatica quotidiana, plasmano la sofferta e contraddittoria umanità dei personaggi. Quella di Totone, infatti, è anzitutto un’educazione al rapporto con le emozioni, così difficili da esprimere ed elaborare (non solo per lui).
La sua crescita non passa tanto per un improbabile successo quanto per l’accettazione di sé e dei propri limiti, affidandosi e confessandosi a una galleria di figure femminili forti e autentiche. Che contribuiscono a rendere il film un affresco corale, in cui il coming of age si fa epica della gente comune, mentre un ragazzo diventa, un errore dopo l’altro, adulto.
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Tofu in Japan, altra storia con al centro i legami familiari e il patrimonio di tradizioni legate alla preparazione di un formaggio tipico: qui, però, a doversi mettere in discussione è l’anziano protagonista.