Un altro giro: intervista a Thomas Vinterberg

Thomas Vinterberg racconta la crisi di mezza età al maschile sotto forma di esperimento sociale ad alto tasso alcolico. Trionfatore agli EFA 2020

0
Un altro giro Thomas Vinteberg

«Il consumo procapite annuo di alcol puro in Danimarca è 1,9 litri, una quantità ragguardevole». La statistica ce l’ha fornita Thomas Vinterberg alla Festa del cinema di Roma, dove è stato presentato in anteprima italiana Un altro giro, poi trionfatore agli European Film Awards: miglior film, regia, sceneggiatura e attore protagonista. E il 18 dicembre è uscito nelle sale americane, l’inizio della sua cavalcata verso l’Oscar come miglior film internazionale.

LEGGI ANCHE: Un altro giro, la recensione

Regista nato alla scuola Dogma di Lars Von Trier per poi prendere una strada assai personale, Vinterberg scrive un altro capitolo del suo personale discorso sul paese natale, un’analisi che parte da lontano, con Festen, e proseguita poi con Riunione di famiglia, Il sospetto e La comune. Un paese molto controllato, con una violenta ipocrisia sotterranea, ma anche con alcuni valori fortissimi.

un altro giro thomas vinterberg

Tra questi, l’amicizia virile, celebrata in questa storia che racconta la crisi di quattro uomini che, per una ragione o per un’altra, si trovano a un bivio della loro vita, indietro rimpianti, avanti nessuna prospettiva. Hanno perso la felicità e la cercano scientificamente sul fondo di una bottiglia.

«La Danimarca è piccola e abbiamo un senso di comunità estremamente radicato. Anche troppo, talvolta, tanto da sentirci soffocare. Abbandonare le sicurezze grazie a qualche bicchiere ci rende probabilmente più liberi».

L’importante è farlo con le persone giuste, per questo Vinterberg ha chiamato quattro vecchi amici. A partire Mads Mikkelsen, che dopo il premio come miglior attore a Cannes con Il sospetto si porta a casa anche l’EFA per questo film, e Thomas Bo Larsen, suo attore feticcio sin dal primo film e interprete straordinario. Al loro fianco Lars Ranthe e Magnus Millang, tutti uniti anche nel sostenere il loro regista, che durante le riprese ha subito un lutto terribile. La figlia diciannovenne è infatti morta in un incidente stradale.

«Dopo la tragedia ero senza controllo. Grazie a questi quattro grandi amici sono riuscito a finire il film e loro hanno portato a termine la missione impossibile di farmi ridere di nuovo».

Anche per questo Un altro giro ha un messaggio di grande fiducia nei confronti delle nuove generazioni.

«L’idea di non potere più avere la freschezza e la leggerezza che ti accompagna quando sei giovane ha segnato tutta la mia età adulta. Un altro giro è molto legato al desiderio di poterla riassaporare e alla speranza di non perderla quando, inevitabilmente, si deve crescere».