Via Argine 310, intervista a Gianfranco Pannone e Alessandro Siani

Via Argine 310 è il documentario diretto da Gianfranco Pannone con la partecipazione di Alessandro Siani, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special Screening

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Gianfranco Pannone e Alessandro Siani, Via Argine 310

A Via Argine 310 da mesi 426 operai, prima cassintegrati ora licenziati, hanno organizzato un presidio permanente nella sede della fabbrica Whirlpool di Napoli oggi chiusa. Il regista campano Gianfranco Pannone nel suo documentario Via Argine 310, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special Screening, ha seguito per 12 mesi la vicenda e le storie personali di quegli operai che da tre anni attendono una soluzione al loro stato di precarietà.

Speranze, paure, desideri e tanta rabbia si distribuiscono lungo il film grazie alle testimonianze di alcuni degli operai che avevano dato vita al presidio “Whirlpool – Napoli non molla” tuttora esistente. Alessandro Siani, che era appena un ragazzo quando suo padre, operaio specializzato all’Alfasud di Pomigliano, subì la cassa integrazione, interviene nel documentario a supporto dei lavoratori e legge alcuni brani tratti dal romanzo ‘La dismissione’ di Ermano Rea, l’opera che narrava le sorti dell’Ilva di Bagnoli e della Napoli proletaria.

In Via Argine 310 c’è la Napoli popolare delle tradizioni musicali, delle credenze religiose e di quello spirito comunitario unico, resiliente e solidale. Nonostante tutto gli operai continuano a fare fronte comune, credono e lottano per una soluzione giusta, si prendono cura gli uni degli altri e con commuovente spirito d’organizzazione si occupano di mantenere il decoro di quella che per anni è stata la loro seconda casa.

Ho voluto mettermi al servizio di questa vicenda drammatica – dice il regista -, stando dalla parte di chi ha lottato più di tre anni per mantenere il proprio posto di lavoro. Così facendo, ben lontano dall’idea di muovermi a tesi, ecco la decisione di fare un piccolo passo indietro sul piano stilistico, pensando a qualcosa di più vicino al ‘cinema diretto’. Considero questo bisogno di asciuttezza un atto politico”.

Guarda qui l’intervista al regista Gianfranco Pannone e Alessandro Siani.