Il talento, i pensieri, i desideri e le debolezze di un attore figlio della sua epoca, creatore d’arte e poeta dell’immedesimazione, sono al centro del documentario Volonté – L’uomo dai mille volti, presentato in Concorso nella sezione Venezia Classici alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con cui il regista Francesco Zippel celebra il trentennale della morte di Gian Maria Volonté (1933- 1994). Il film è al cinema dal 23 al 25 settembre con Lucky Red.
Grazie alle testimonianze di Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Valerio Mastandrea, Marco Bellocchio, Margarethe Von Trotta, Giuliano Montaldo, Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e molti altri, insieme a quelle di parenti e amici, Zippel ricostruisce i volti di uno dei più importanti e amati attori della storia del cinema italiano. “La figura di Volonté continua ad essere un riferimento anche oggi. Il suo modo di interpretare le cose, la sua maniera di scegliere ciò che era a lui più vicino per poter rappresentare la sua idea di società, il suo rigore estetico e politico, sono tutte cose che ho sentito molto forti nelle persone che ho intervistato”, spiega il regista in una conversazione con Ciak.
In Volonté – L’uomo dai mille volti ogni ruolo ricoperto da questo straordinario attore svela uno degli aspetti della sua inesauribile capacità di interpretazione. Da L’idiota (1959) a Caravaggio (1967) passando per Zio Vanja (1962), le miniserie che gli diedero grande popolarità, il Nastro d’argento per A ciascuno il suo (1967), il David di Donatello per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e le straordinarie performance ne Il caso Moro (1972) e in Todo modo (1976), attraverso le immagini di archivio Zippel ripercorre la carriera, la vita, le passioni e le scelte di un artista di rottura divenuto emblematico.
“Tutta la generazione dei Gifuni, Favino, Lo Cascio, Toni Servillo, che viene da esperienze diverse, così come Valeria Golino nel suo, con Mastandrea, Luca Marinelli e Filippo Timi, sono tutti attori che hanno cercato di portare, più o meno volontariamente, qualcosa della sua esperienza – dice Zippel – È come se Volonté fosse un meraviglioso prisma e ognuno di loro si fosse lasciato illuminare da qualcosa”.