Warner vs Legendary e non solo: proteste, querele. E poi?

L’annuncio fatto qualche giorno fa da Warner Bros sta generando una reazione a catena nell’industria. Anche piuttosto pericolosa.

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warner vs legendary

La notizia è nota, almeno a chi si occupa di cinema e industria cinematografica in generale. Il listino Warner Bros 2021 andrà in contemporanea in sala e su HBO Max, la piattaforma di streaming al momento operativa solo negli Stati Uniti, ma che arriverà anche in Europa nel corso del 2021.

Decisione rivoluzionaria, che nonostante le rassicurazioni della casa dello scudo per cui si tratti di una strategia limitata al 2021, in attesa del vaccino anti Covid e la riapertura a pieno regime delle sale cinematografiche, ha spiazzato tutti.

E arrivano critiche, rimostranze e forse addirittura azioni legali. La voce più potente è quella di Christopher Nolan, storico ormai autore di Casa Warner, le cui parole pesano come macigni.

Colpito e affondato, ma per quanto duro possa essere il giudizio di Nolan, che ricordiamo avere avuto il sostegno della Warner nell’uscire in sala ad agosto con Tenet, con risultati al box office buoni se consideriamo il periodo, ma deludenti in senso assoluto, le bordate vere arrivano da altri lidi.

Godzilla vs Kong, Warner vs Legendary

La Legendary è una produzione che collabora da molti anni con la Warner Bros, fornendo loro la maggior parte dei prodotti più mainstream e spettacolari. Fondata nel 2000 da Thomas Tull, si è legata nel 2005 alla Warner con un accordo che è stato poi rinnovato nel corso degli anni. Nel 2016 Legendary è stata acquisita da Wanda Group, il colosso dell’entertainment cinese, con un’immissione di capitali che ha permesso alla produzione di fare un ulteriore salto di qualità. Lo dimostrano i due titoli del listino 2021, Godzilla vs Kong e Dune, entrambi investimenti da svariate centinaia di milioni di dollari. Netflix aveva offerto per l’acquisizione di Godzilla vs Kong la ragguardevole cifra di 250 milioni, rifiutati dalla Warner che ha bloccato l’operazione.

Legendary ha coperto per ognuno dei due film il 75% del budget di produzione, Warner il restante, mentre avrebbe finanziato al 100% il budget di P&A, ovvero Publicity & Advertisement, in soldoni la campagna di lancio del film. Parliamo anche in questo caso di cifre che su scala mondiale si aggirano intorno al centinaio di milioni. Un investimento che, visto il lancio contemporaneo sulla piattaforma di streaming, potrebbe essere ridimensionato. Ma il problema non è questo, bensì le percentuali a cui avrebbe diritto Legendary e che non possono in alcun modo essere calcolate.

In parole povere…

Warner ha impedito di vendere il film a Netflix, salvo poi decidere unilateralmente (Legendary è stata avvisata da Warner della nuova strategia solo poche ore prima dell’annuncio) di dirottarlo su una piattaforma streaming e pagandolo con un giro di fatture. HBO Max infatti paga il noleggio del film per 30 giorni sulla piattaforma, ma lo paga a Warner Bros, società dello stesso gruppo. Bilanci diversi, ma effetto identico: un robusto afflusso di denaro per entrambe. HBO Max, infatti, non potrà che trarre giovamento in termini di nuovi abbonamenti da questa operazione, mentre Warner si assicura una doppia entrata nel periodo di sfruttamento più redditizio di un prodotto cinematografico.

Legendary, che ha diritto a una percentuale dai guadagni del box office una volta coperti i costi di produzione e promozione, potrebbe vedere questi introiti radicalmente decurtati. Ragion per cui, sono sempre più insistenti le voci di una causa legale intentata da Legendary a Warner Bros.

L’affaire Wonder Woman

Non è l’unico fronte aperto per la Warner Bros. Altrettanto scontente sono le agenzie di rappresentanza dei talent e i loro clienti. Sempre più spesso, per abbassare i costi di produzione dei film, viene proposta nel contratto agli attori, ma anche a registi, sceneggiatori, e talvolta a tecnici di prima fascia, una percentuale sugli incassi, facendoli quindi risultare anche come co-produttori o produttori esecutivi. Se gli incassi in sala vengono a mancare, perché il film viene dirottato su piattaforma, anche le ricche percentuali fanno la stessa fine.

Dato che il primo titolo di grande richiamo destinato all’uscita contemporanea è stato Wonder Woman 1984, la Warner si è tutelata offrendo alla protagonista Gal Gadot e alla regista Patty Jenkins un bonus di dieci milioni di dollari che andasse a coprire eventuali ammanchi. Per farlo, si è accordata con le due agenzie che rappresentano le signore.

La domanda sorge spontanea: come si comporteranno attori e agenzie dei 17 film che andranno su HBOMax? Certamente allo stesso modo, dove i contratti lo prevedono, con contrattazioni che potrebbero addirittura bloccare l’uscita dei film fin quando non dovesse trovarsi un accordo.

Come andrà a finire?

Non si arriverà a un No Deal, d’altronde non siamo mica inglesi. Ma non sarà un passaggio indolore, finanziariamente parlando. Ma certamente quando è stata pianificata questa strategia, in casa Warner sono stati messi a preventivo anche questi costi e con stime pessimistiche. Segno che, al di là delle critiche e dei problemi, è questa la strada che la major vuole perseguire. E assumersi tutte queste responsabilità e affrontare tutti questi problemi per una strategia di dodici mesi non avrebbe senso.

Ripercorrendo la storia del cinema americano, non è la prima volta che la casa dei fratelli Warner si prende il rischio di fare una rivoluzione. E ne è sempre uscita rafforzata. In un mercato che vede la Disney soffrire e puntare tutto sulla sua piattaforma streaming per sopravvivere, e due player dalla forza economica conclamata come Netflix e Amazon, una prova di forza di questa portata è logica e necessaria. È anche vincente? Ce lo dirà il tempo. Quello che è certo è che al netto dell’amore per la sala, il cinema al cinema e tante altre considerazioni sacrosante su cui siamo d’accordo tutti, il cinema è da sempre un’industria proiettata nel futuro. The Jazz Singer era Warner, e il cinema dopo non è stato più lo stesso. E lo stesso vale per Il mago di Oz o per 2001: odissea nello spazio.

La notizia, quella vera e di cui si è da tempo consapevoli, è che il mercato è cambiato irreversibilmente, una cosa di cui anche in Italia sembrano essersi reso conto produttori e distributori, e forse persino le istituzioni.

Per quanto, fa sorridere che il Netflix della cultura italiana potrebbe essere tranquillamente sovvenzionato dall’assegno appena ricevuto da Wonder Woman.