Wertmüller, i suoi 5 film più iconici

Cinque dei titoli più significativi della filmografia di Lina Wertmüller

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Lina Wertmüller

È stata la prima donna nominata agli Academy Awards per la miglior regia nonché la sola regista donna italiana ad aver vinto un Oscar onorario alla carriera, grazie a Pasqualino sette bellezze (1975) Lina Wertmüller raggiunse vette di notorietà notevoli anche al livello internazionale. Questo però non fu il solo film a meritarle tanto prestigio. Nella sua lunga carriera Wertmüller si è cimentata con ogni genere di film e in tutti traspare la sua capacità di offrire un’analisi acuta dei ruoli sociali e culturali attraverso un linguaggio cinematografico schietto e a volte coraggiosamente provocatorio e grottesco.

Tra gli oltre trenta film di cui Lina Wertmüller fu regista e sceneggiatrice ne ricordiamo 5 particolarmente significativi.

I basilischi (1963)

“I basilischi”

Fu l’esordio alla regia di Lina Wertmüller, I basilischi, film in cui tra l’altro doppiò diversi personaggi secondari, è ispirato a I vitelloni di Federico Fellini (1953), di cui proprio in quegli anni Wertmüller fu aiuto regista. I basilischi è la storia, dal sapore neorealista, di tre giovani disoccupati di un piccolo centro di provincia situato tra la Puglia e la Basilicata e dipinge il ritratto amaro e profondo di una gioventù meridionale apatica e provinciale. Per questo film la regista vinse il premio “Vela d’argento” al Festival di Locarno del 1963 e ottenne altri riconoscimenti anche a Londra e a Taormina.

Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972)

Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Mimì metallurgico ferito nell’onore”

È tra i primi film che sancirono il prolifico sodalizio tra Wertmüller e Giancarlo Giannini, per l’attore in particolare Mimì metallurgico ferito nell’onore rappresenta l’inizio di una carriera costellata di premi. Il film narra la tragica e bizzarra storia di Mimì, un operaio siciliano in cerca di fortuna costretto dalla sorte a barcamenarsi tra questioni sociali, affettive, politiche e criminali e schiacciato dal peso di una cultura meridionale retriva. Mimì metallurgico ferito nell’onore fu presentato in concorso al 25º Festival di Cannes e valse a Giannini il suo primo David di Donatello come miglior attore protagonista.

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974)

Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”

Un film indimenticabile e seducente in cui Giancarlo Giannini interpreta un rozzo ma affascinante marinaio siciliano al fianco di una radiosa Mariangela Melato nei panni di una irritante ricca borghese anticomunista. In Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto i due si ritrovano naufraghi su un’isola deserta e grazie a questa circostanza si scoprono inaspettatamente attratti l’uno dall’altra superando barriere e pregiudizi sociali e di classe. Il film rappresenta un’esplorazione, quasi esemplare e ricca di sfumature, delle relazioni umane tanto dal punto di vista sentimentale quanto da quello culturale. Da Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, che ancora oggi mantiene una straordinaria attualità, nel 2002 il regista Guy Ritchie trasse un remake dal titolo Travolti dal destino (Swept Away) con protagonisti Madonna e Adriano Giannini, figlio di Giancarlo.

Pasqualino Settebellezze (1976)

Candidato a 4 premi Oscar per migliore regia, miglior film in lingua straniera, miglior attore protagonista e migliore sceneggiatura originale, Pasqualino Settebellezze, la cui scenografia fu curata dallo stesso marito di Wertmüller, Enrico Job, vede ancora una volta protagonista Giancarlo Giannini nei panni di un giovane guappo nella Napoli degli anni ’30 in una storia articolata tutta incentrata sul senso d’onore e sulla filosofia della sopravvivenza.

Io speriamo che me la cavo (1992)

Paolo Villaggio in “Io speriamo che me la cavo”

Per le riprese di questo film, tratto dall’omonimo romanzo di Marcello D’Orta, fu inizialmente scelta Napoli come location, ma quando la troupe fu avvicinata da alcuni personaggi vicini agli ambienti della malavita che pretesero il 10% del budget del film per permettere il regolare svolgimento delle riprese, Wertmüller decise di spostare il lavoro a Taranto. Io speriamo che me la cavo è la commuovente storia di un maestro ligure trasferito per errore alla scuola De Amicis di Corzano, diroccato comune del napoletano. Nel film la cultura e lo stile di vita campani lassi, ma viscerali e appassionati, finiscono per sposarsi in modo delicato e profondo con la sensibilità, tutta settentrionale, del maestro, egregiamente interpretato da Paolo Villaggio.