“ALLIED – UN’OMBRA NASCOSTA”: LA RECENSIONE

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Allied, Usa, 2016 Regia Robert Zemeckis Con Brad Pitt, Marion Cotillard, Jared Harris, Lizzy Caplan Distribuzione Universal

Al cinema dal 12 gennaio 2017

Una missione nel Marocco francese nel 1942, fa incontrare il prestante ufficiale canadese Max Vatan con la partigiana Marianne Beausejour. A dispetto delle regole, i due si innamorano e, completato il rischiosissimo incarico, convolano a giuste nozze a Londra. Non sarà una relazione serena: oltre a una figlia nata sotto i bombardamenti, il torbido mondo dello spionaggio e del tradimento li coinvolgerà un’altra volta, questa volta personalmente.

Spionaggio più love story, praticamente il clima ideale per il più classico e fiammeggiante dei romance. Il 65enne Robert Zemeckis da veterano che non ha ancora deposto le armi, si concede un’altra intelligente scorribanda tra i generi. Se lontani sono i tempi di Ritorno al futuro e Forrest Gump, nondimeno gli ultimi Flight e The Walk dimostrano che il suo gusto per divertimenti miscelati di tensione e tenerezza è ancora valido. Qui comincia da Casablanca (c’è un locale che pare la versione deluxe del Rick’s Bar) e arriva, passando per situazioni di clima e suspence alla Hitchcock, al thriller triste e crepuscolare alla Graham Greene.

I dialoghi sono appassionati (“Che c’è di tanto importante?” “La liberazione del tuo paese”), anzi a volte appassionanti (“I miei sentimenti sono autentici. Per questo funziono”). Brad Pitt da “nostro eroe” ma con l’aria già vissuta, sogna un ranch e un cavallo come i cowboys senza paura del cinema, ma uccide come un sicario e sa piangere come un disperato. Marion Cotillard è impeccabile tanto da rasentare il difetto (presente le prime della classe?), il regista racconta e ambienta, concedendosi la vanità di qualche sequenza arzigogolata così per il gusto di farla (ma quanto gli deve essere piaciuta la scena di sesso nel mezzo di una tempesta di sabbia nel deserto, con la cinepresa che vortica intorno agli amanti e poi si allontana all’indietro dal lunotto posteriore più velocemente che in Professione reporter?). Parte delle scene sono girate alle Canarie e lo sceneggiatore Steven Knight (Locke, Il sapore del successo) assicura che quel che viene narrato si basa su una storia parzialmente vera. Insomma, uno di quei film come quelli “di una volta”, in cui è piacevole abbandonarsi e accettare tutto, persino le ipocrisie dei clichés.

Massimo Lastrucci

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