“AMORE E INGANNI”: LA RECENSIONE

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Love & Friendship GB, 2016 Regia Whit Stillman Interpreti Kate Beckinsale, Cloë Sevigny Distribuzione Academy Two Durata 1h e 32’

recensioni tre stelle

In sala dal 1 dicembre

IL FATTO – Inghilterra, fine ‘700. Rimasta vedova, l’affascinantissima e chiacchieratissima Lady Susan, dopo aver scatenato a Langford le gelosie della signora Manwaring, briga e intriga per sistemare la figlia Frederica con il tonto ma ricco Sir James Martin. Nel frattempo, nella villa di campagna a Churchill presso i parenti acquisiti, pare accettare la compagnia del molto più giovane Reginald, per la preoccupazione sempre più forte dei genitori e della sorella di lui. Ma gli intrighi e le manipolazioni sembrano a un certo punto ritorcersi contro di lei.

L’OPINIONE – Esiste un particolare sottogenere cinematografico, quello dei film da-su-con Jane Austen. Walt Whitman, elegante cineasta americano, dopo un inizio artisticamente lusinghiero con Metropolitan (1990) e Barcelona (1994) e il successo mondiale di Last Days of Disco (1998, proprio con Kate Beckinsale e Chloe Sevigny, guarda il caso), con Amore e inganni riesce a coronare il suo progetto di portare su schermo il romanzo epistolare (uscito postumo ma in realtà opera giovanile) della squisita entomologa dei sentimenti Miss Jane Austen (1775-1817). Lo affascinano evidentemente i comportamenti formali dell’alta società inglese all’apogeo della Civiltà della Conversazione (e proprio mentre la vicina Francia sta esplodendo per la Rivoluzione), la guerra delle volontà (femminili) nascoste dall’undestatement e li filtra con una ironia piuttosto evidente sin dalla presentazione dei personaggi.

La battute in punta di coltellino avvelenato di Lady Susan sono però una delizia tutta particolare (“noi non viviamo, visitiamo” rivela all’amica, l’americana Alicia Johnson-Sevigny, per poi liquidare il di lei marito- il monumentale Stephen Fry – che la detesta: “troppo vecchio per dominarlo, troppo giovane per morire”), così come lo sfarzo dei costumi (che peraltro paiono tutti freschi di sartoria), la geometria delle riprese, la luminosità della fotografia. Beckinsale è al massimo del suo fascino e gli altri interpreti sono al livello quasi della tradizione dell’appunto sottogenere (citazione però per Tom Bennett per il suo ebete e ciarliero Sir Martin).

Massimo Lastrucci