“ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI”: LA RECENSIONE

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New York, anni ’20. Il molto inglese Newt Scamander è un mago specializzatosi nella cattura e cura delle più bizzarre creature che non compaiono nei manuali di zoologia. Ora è nella metropoli americana sulle tracce di una delle sue bestie misteriose. Si troverà nel bel mezzo di un sotterraneo conflitto tra la comunità del MACUSA (Magico Congresso degli Stati Uniti d’America), alcuni suoi elementi radicali guidati dal temibile Gellert Grindelwald, la setta fanaticamente anti-streghe de I Secondi Salemiani, con tanti No-Mag (così sono chiamati i babbani in America) a far da teatro ignaro e spesso vittima. Sì, perché contemporaneamente una misteriosa creatura, un Obscurus (“una forza oscura che attacca e poi svanisce”), sta seminando il panico tra i cittadini, distruggendo e facendo anche qualche vittima.

Si respira un’indubbia comune aria di famiglia, tra Harry Potter e questa seconda creazione della autrice J.K. Rowling, che promette di generare su schermo una serie di altri capitoli (in tutto ne ha annunciati 5 il regista David Yates, già autore degli ultimi 4  Potter movie). A parte le citazioni dirette (Hogwarth e il grande Albus Silente ricordato dal suo allievo Scamander), il rodato team di tanti episodi col maghetto con gli occhiali si è sforzata, piuttosto bene precisiamo subito, di resuscitare quasi la stessa aura dei primi, con l’accurato sfoggio a profusione di effetti speciali, il mix humour-tempi cupi all’orizzonte (esempio “Il calcio è il quidditch dei No-Mag?” si chiede spiritosamente e profeticamente un articolo sul giornale dei maghi), più una miriade di personaggi minori tutti caratterizzati al dettaglio (e che magari ritroveremo in futuro). E se Eddie Redmayne appare sin troppo manierato nel suo disegnare l’impacciato inglese alle prese con la modernità e i sentimenti – ma lo attendiamo al varco nei seguiti – almeno degni di citazione a parte appaiono Dan Fogler (che finalmente verrà notato anche dalle nostre parti) nel ruolo del simpatico e propositivo Kowalski, aspirante pasticciere, e Alison Sudol in quelli della tenera e giusto quel poco svanitella maga-telepate Queenie Goldstein. Ormai sempre più monoespressivo e ingrugnito, Colin Farrell si limita invece a “indossare il copione” (ed è un peccato). Ma occhio a Johnny Depp: compare alla fine, ma è giusto un aperitivo per il futuro. Insomma: non sarà arte, ma lo spettacolone per famiglie è garantito.