“Bleed – Più forte del destino”: la recensione

0

Bleed For This Usa, 2016 Regia Ben Younger Interpreti Miles Teller, Aaron Eckhart, Katey Sagal, Ciarán Hinds, Ted Levine Distribuzione Notorious Durata 1h e 57’

Al cinema dal 9 marzo 2017

IL FATTO – Questa è la storia, così incredibile da parer inventata, di Vinnie Pazienza (in seguito diventato Paz), il “Diavolo di Pazmania”, già campione mondiale dei superleggeri e poi, passato a due categorie superiori, in quella dei superwelter (“Non puoi salire sul ring e prenderle. Devi boxare” gli insegna il nuovo allenatore e poi amico Kevin Rooney). Perché incredibile? Perché all’apice, nel 1991, un incidente automobilistico lo ferì seriamente, mettendo a repentaglio non solo la carriera, ma persino la vita (“Quanto tempo perché ritorni a combattere?” “Non sono sicuro che tornerai a camminare” risponde il dottore). Invece, dopo sei mesi imprigionato da un tutore di metallo agganciato al cranio da viti di metallo, contro il parere di tutti riprende ad allenarsi, sino ad ottenere una chance clamorosa, combattere per il titolo contro nientemeno che Roberto “Manos de piedra” Duran, uno dei più grandi picchiatori di tutti i tempi.

L’OPINIONE – Tralasciando le discrepanze tra biografia e trasposizione/trasfigurazione su schermo (qui il Vinnie dello schermo non beve, non si droga, non accetta neppure sedativi in ospedale e tra l’altro, dicono le cronache sportive, prima di Duran avrebbe affrontato Luis Santana), ecco comunque una potente storia di apoteosi-caduta e rinascita che rispetta il sottogenere glorioso cui appartiene. Ben Younger (Prime, 11 anni prima), sceneggia e dirige mentre Martin Scorsese è coproduttore esecutivo. Il modello è noto, l’ambientazione sociale pure – siamo nella comunità proletaria italo-americana della costa est, la stessa (grosso modo) da cui sono emersi Rocky Marciano e Jake La Motta (Toro scatenato) e tanti altri, per non parlare del cinematografico Rocky Balboa – ma non si può non partecipare alla dura lotta del personaggio per tornare a fare l’unica cosa che sa fare, tra un collare che lo irrigidisce e allenamenti sino allo sfinimento.

Quel che funziona poi particolarmente è la vigoria scenica degli interpreti, con Miles Teller che conferma (dopo Whiplash) di essere una realtà del cinema USA post 2000 (lo ha aiutato a essere un pugile credibile Darrell Foster, lo stesso che lavorò con Will Smith per Ali) e due “mature lenze” che ci regalano due performances impeccabili, tra le loro migliori, ovvero Aaron Eckart (appesantito e molto lontano dai suoi ruoli da action-hero), nei panni dell’allenatore e il nordirlandese Ciaran Hinds in quelle, molto colorite e passionali, del padre. Nel ruolo della madre poi i fan di Sons of Anarchy riconosceranno certo Katey Segal, qui però decisamente più religiosa, casalinga ed emotiva.

Massimo Lastrucci

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here