Cobain: Montage of Heck: La recensione

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Cobain: Montage of Heck USA, 2015 Regia Brett Morgen Interpreti Courtney Love, Krist Novoselic Distribuzione Universal Pictures Durata 135

In sala dal

22 luglio

Brett Morgen, già regista di Crossfire Hurricane, ricostruisce, nel primo ed unico documentario autorizzato dalla famiglia (non a caso Francis Bean Cobain compare nella veste di produttrice esecutiva), la vita e i dolori del giovane Kurt Cobain, grazie all’accesso illimitato all’archivio personale del leader dei Nirvana. Presentato in anteprima al Sundance e alla sezione Panorama Dokumente della Berlinale, Cobain: Montage of Heck, coprodotto dalla HBO, torna nelle nostre sale dopo sette anni di lavorazione nei quali il regista ha scandagliato il privato di Cobain alla ricerca del giovane uomo prima della rock star.

Cobain: Montage of Heck“I’m Kurt Cobain”. La voce di Kurt bambino, mentre finge di suonare una chitarra giocattolo in un filmino di famiglia natalizio, apre il documentario di Morgen svelandoci fin da subito che la chiave di lettura per capire il Cobain uomo, padre ed icona musicale si cela nella sua infanzia, nel suo bisogno di accettazione e nel tentativo di ricostruire quell’involucro familiare nel quale si sentiva protetto e che ha visto implodere alla soglia dell’adolescenza. Non a caso il regista sceglie di inserire nel documentario brevissime interviste ai suoi genitori, la cui separazione è la causa scatenante del malessere che lo accompagnerà nel corso degli anni, a Tracy, la prima materna fidanzata, passando per Krist Novoselic, bassista dei Nirvana, il gruppo punk che lo fece diventare, suo malgrado, un’icona generazionale e Courtney Love, moglie e madre della loro amata Frances Bean. Nelle oltre due ore di documentario, rese fluide grazie all’eccezionale lavoro sul montaggio, Brett Morgen, fa raccontare la storia personale di Kurt Cobain allo stesso musicista grazie al numeroso materiale d’archivio fatto di registrazioni e filmini casalinghi, disegni, foto e diari. Ecco Kurt e la sua voce prendere vita, grazie alle sezioni graphic novel realizzate da Stefan Nadelman e Hisko Hulsing, che ricordano A Scanner Darkly di Richard Linklater, nelle quali Cobain racconta episodi della sua adolescenza, la sua voglia di sfondare come musicista o compone brani finora inediti. Cobain: Montage of Heck ha il pregio di saper unire un corposo materiale a disposizione, mostrando l’indiscussa padronanza registica di Morgen, con l’aspetto emozionale, centrale nell’intero lavoro, portando a galla schegge di verità sul Kurt Cobain uomo, demolendo, al tempo stesso, l’immagine del rocker maudit, mostrando la vera faccia della dipendenza da eroina.

 

Manuela Santacatterina