DURI SI DIVENTA

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Get Hard Usa, 2015 Regia Etan Cohen Interpreti Will Ferrell, Kevin Hart, Alison Brie, Craig T. Nelson, Tip Harris Sceneggiatura Jay Martel, Ian Roberts, Etan Cohen Produzione Gary Sanchez Production Distribuzione Warner Durata 1h e 40′

In sala dall’

1 luglio

Incastrato come responsabile di una truffa finanziaria, al fatuo e mollaccione milionario Will Ferrell non restano che 30 giorni di libertà prima che gli si spalanchino i cancelli del carcere. Ingaggia allora un “personal trainer” per prepararlo ai dolori e deliri della prigione, e pensa che il suo garagista Kevin Hart, in quanto nero e quindi inevitabilmente esperto in materia, sia l’uomo giusto. Solo che questi è onestissimo e nulla sa della vita tra le sbarre. Però ha bisogno di soldi e così accetta l’incarico.

Occhio alla confusione: Etan Cohen non ha l’hacca tra la T e la A del nome (ma ne ha una nel cognome), quindi non è uno dei due formidabili fratelli cineasti, autori di capolavori in serie.Â È un quarantenne (più o meno) con esperienze di sceneggiatura (Tropic Thunder, Men in Black 3) che qui traduce su schermo un’idea su misura per l’amico Will Ferrell (che infatti è corresponsabile della produzione). Scema nei suoi sviluppi gialli e action (insomma, in fondo si tratta di una truffa), la storia “brilla” per la goliardica e trivialotta comicità dell’ex Saturday Night Live, affiancato qui da un altro reduce (si pure in in tempi diversi) della leggendaria trasmissione della tv americana, il petulante piccoletto nero Kevin Hart (meno molesto che in Poliziotto in prova).

Innocua e facilona nella scrittura, decisamente volgare sino all’omofobia in certi punti, la commedia se non altro sbertuccia (almeno tenta) una visione del mondo tutta basata sulle apparenze (all’inizio potrebbe sembrare quasi un lieve saggio sulle differenze antropologiche tra ricchi scemi e poveri rancorosi) e strappa risate nelle scene del training dello yuppie dabbene e pieno di pregiudizi. Naturalmente i soldi in gioco (della produzione si intende) sono tanti e figuriamoci se si vuole rischiare qualche cosa di autenticamente anticonformista o sorprendente, meglio stare sul sicuro e sul lieto fine, sfottere sulle pratiche erotiche dei gay, sui nascondigli corporali, sulla rozza scemenza dei razzisti, sulla esuberanza chiassosa dei neri, sullo snobismo vacuo e ipocrita di lor signori e via di questo passo. Un mezzo peccato, perché la fisicità di Ferrell possiede sempre una sua selvaggia stolidità, appena mascherata dalla prestanza, che sembra promettere esplosioni di inarrestabile comicità in universi dalla logica assurda, cosa che poi non gli succede mai.

Massimo Lastrucci