FINO A QUI TUTTO BENE

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Italia, 2014 Regia Roan Johnson Interpreti Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini, Isabella Ragonese Sceneggiatura Roan Johnson, Ottavia Madeddu Produzione Roan Johnson Distribuzione Microcinema Durata 1h e 19′.

In sala dal 

30 ottobre

L’ultimo weekend di cinque ragazzi che nella stessa casa hanno studiato e vissuto consumando sughi scaduti e pasta col nulla, liti e amplessi, nottate sui libri e feste fino all’alba, bollette telefoniche, muffe nel frigo, gioie, dolori, amori e gelosie. Ma quel tempo della vita è finito. Ora i cinque amici dovranno affrontare le proprie responsabilità e il mondo esterno prendendo direzioni diverse. Un mondo forse ostile, ma non invincibile.

Nato grazie al materiale raccolto per un documentario commissionato al regista (già autore de I primi della lista) dall’Università di Pisa nel 2013, Fino a qui tutto bene, che prende il titolo dalla frase tormentone de L’odio di Mathieu Kassovitz e che all’ultimo Festival di Roma ha vinto il premio del pubblico nella sua sezione, Prospettive Italia, vanta un grande pregio, quello della freschezza. Una freschezza che arriva dall’ interpretazione degli attori, perfettamente sintonizzati tra loro e con la storia, capaci di farti credere che tutto stia avvenendo davanti ai tuoi occhi per la prima volta. A convincere meno però è proprio la situazione che si trovano a vivere i giovani protagonisti alle prese con i primi eventi adulti della loro vita: un suicidio, una gravidanza inattesa da comunicare ai genitori che in provincia sognano un futuro diverso per la loro bambina, amori definitivamente tramontati, una nuova consapevolezza dei propri limiti o delle proprie capacità. Ma quante volte abbiamo già visto tutto questo? Il film finisce inevitabilmente per tirarsi dietro una lunga lista di altri film e serie tv che raccontano, anche se a volte in maniera meno efficace, gli stessi fatti (la gravidanza inattesa è un classico) e le medesime dinamiche. Johnson predilige i momenti più goliardici e scanzonati, quelli costruiti per scatenare la nostalgia dello spettatore, ma quando si tratta di approfondire maggiormente la psicologia di chi si trova a una svolta nella propria vita, è chiaramente in difficoltà e occasioni importanti di riflessione, come ad esempio quella del suicidio, vengono abbandonate con troppa superficialità, abilmente mascherata da leggerezza.

Alessandra De Luca