La Dea Fortuna, i sentimenti autentici di una coppia in crisi secondo Ferzan Ozpetek

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Italia, 2019 Regia Ferzan Ozpetek Interpreti Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Jasmine Trinca, Serra Yilmaz, Barbara Alberti, Sara Ciocca, Pia Lanciotti, Edoardo Brandi, Cristina Bugatty, Filippo Nigro Durata 1h e 58′ Distribuzione Warner Bros. Pictures

Al cinema dal 19 dicembre 2019

LA STORIA – Dopo 15 anni (“15 anni e mezzo” e quel mezzo dice tutto), il rapporto tra Alessandro (idraulico) e Arturo (traduce testi di filosofia rimpiangendo una carriera universitaria che non ha mai di fatto intrapreso) mostra le crepe dell’abitudine e del dato per scontato. Circondati da una corte di amici/vicini di casa più o meno pittoreschi, fanno sempre più fatica a mascherare noia, irritazione… e tradimenti. Senonché un giorno, la vecchia amica Annamaria (un po’ più di Alessandro) arriva a casa loro con i due figli, pregandoli di curarli per qualche giorno. Deve fare degli esami clinici per capire che cos’è quel mal di testa che non l’abbandona quasi mai.

L’OPINIONE – “Una storia soprattutto di sentimenti” la definisce l’autore Ferzan Ozpetek, universale e costruita su sottigliezze e dettagli, come potrebbe essere quella di tutti. E per questo assai insidiosa da raccontare. Bisogna evitare il ridondante, il melodrammatico, il didascalico e soprattutto il ridicolo involontario. Ozpetek, che è un regista che lavora senza rete di protezione o furbizie (gli è facile cascare nel facile e nel retorico, come purtroppo gli è capitato nelle sue ultime più ambiziose imprese come Rosso Istanbul e Napoli Velata, e certi suoi clichés usati come firma possono tediare) qui ritrova una mano felice quando, con delicatezza e garbo, descrive con silenzi e gesti mancati – e piccole battute “normali”- la autenticità dei sentimenti (di tutti i personaggi), la crisi del rapporto tra i protagonisti e contemporaneamente la profondità degli affetti che ci stanno dietro.

L’irruzione di un personaggio quasi horror (e si intuisce che qualcosa di brutto ci sia alla prima sequenza: una carrellata tra le stanze, arredate e deserte, di una splendida villa siciliana – scopriremo poi – che si arresta davanti a una porta chiusa dietro cui una voce infantile chiede disperatamente aiuto), come la madre di Anna, Elena (“una strega”), interpretata con spietata aderenza da Barbara Alberti, è un elemento poi di dinamicità in una vicenda altrimenti solamente adagiata sulla registrazione dei livelli di affetto.

Tenera, commovente, con qualche riuscita pennellata di comicità e purtroppo la debolezza, quasi rivendicata, del fotoromanzesco e del forzoso nello sviluppo delle scene (vedi il capitolo con la canzone, peraltro splendida, Luna diamante di Ivano Fossati cantata da Mina, che viene citata anche per Chihuahua, o il ballo degli amici radunati sotto l’acquazzone), La Dea Fortuna (titolo che è un omaggio non tanto al caso quanto alla volontà del dover sfruttare le occasioni, ma soprattutto allo splendido tempio che i romani eressero alla divinità in quel di Palestrina, location davvero magica come peraltro altre nel film) ha anche la “fortuna” di avere interpreti -almeno i tre principali, Leo, Accorsi e Trinca- che non puntano a strafare, semmai, con pieno merito, a tenere i toni sempre al di sotto del larmoyant e del mèlo infiammato.