L’ultima notte di Amore, la recensione del film con Pierfrancesco Favino

Nelle sale dal 9 marzo con Vision Distribution

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IL FATTO

La notte prima del suo pensionamento, dopo 35 anni di onorata carriera, mentre festeggia a casa con colleghi amici e parenti, l’onesto tenente di polizia Franco Amore viene chiamato su una scena del crimine particolarmente dolorosa: il suo migliore amico e compagno di lunga data Dino è stato ucciso durante una rapina di diamanti. Amore sa bene cosa è accaduto, in quella rapina è coinvolto anche lui e solo l’amore della moglie Viviana saprà aiutarlo a sopravvivere alla notte più lunga e difficile della sua vita, che metterà in pericolo tutto ciò che conta per lui: il lavoro da servitore dello Stato, il matrimonio, l’amicizia e la sua stessa vita.

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L’OPINIONE

Presentato alla 73esima Berlinale, il terzo film da regista di Andrea Di Stefano è un noir metropolitano e notturno, teso e compatto, che guarda negli occhi il cinema di genere americano più che il poliziesco italiano, ambientato in una Milano oscura, inedita, sulla quale si plana dall’alto seguendone la spina dorsale e dalla quale si resta tagliati fuori, su un tratto di autostrada che diventa un girone infernale, un luogo della mente e dell’anima popolato da molti personaggi per una resa dei conti che va ben oltre quella richiesta da un omicidio. Favino trova il respiro giusto per restituirci tutte le contraddizioni, le fragilità e lo sgomento di un uomo onesto che sbaglia, scivolando verso l’abisso e lottando inerme contro qualcosa di molto più grande di lui, mentre Linda Caridi dimostra ancora una volta, con la rilettura dell’iconica femme fatale, una personalità fuori dal comune e Antonio Gerardi, gangster senza scrupoli, può contare su uno smisurato talento ancora poco utilizzato dal cinema italiano.

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RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
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