Mamma contro G. W. Bush, la recensione

Il film vincitore dell’Orso d’argento alla Berlinale 2022 è in sala dal 24 novembre con Wanted Cinema

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Meltem Kaptan, Mamma contro W. Bush

All’indomani dell’11 settembre 2001, poche settimane dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle, il giovane turco Murat Kurnaz, che vive con i genitori e i fratelli più piccoli in una modesta abitazione di Brema, in Germania, raggiunge il Pakistan insieme a un amico. Confuse le motivazioni, che vanno dal desiderio di studiare bene il Corano a quello di unirsi ai talebani nella lotta contro gli americani. Nel gennaio del 2022, arrestato in Afganistan, il ragazzo viene spedito a Guantanamo senza un vero capo di accusa o regolare processo. Per questo sua madre, l’irruenta Rabiye, una donna semplice, ma assai determinata, decide di rivolgersi a un avvocato specializzato in diritti umani, Bernhard Docke, per ottenere la scarcerazione del figlio, prigioniero in un inferno di cui la donna fino a quel momento ignorava l’esistenza.

Mamma contro G. W. Bush è la storia vera di una madre che lotta per il proprio figlio. Il film, diretto da Andrea Dresden, che all’ultima Berlinale ha vinto per l’interpretazione dell’attrice Meltem Kaptan e per la scenggiatura, comincia con un tono decisamente lieve, che si concede incursioni nella commedia proprio grazie alla verve della protagonista, per poi farsi più drammatico.

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Sotto accusa il governo tedesco (rosso e verde, come sottolinea l’avvocato) che non ha mai fatto nulla per ottenere la scarcerazione di Murat, ma l’ha persino scoraggiata, influenzato da chi lamentava la protezione offerta dalla Germania ai probabili terroristi. Quella per i diritti di un turco, in poche parole, non è una battaglia conveniente.

Murat verrà rilasciato dopo cinque anni di ingiusta detenzione, poco dopo la nomina a cancelliera della cristiano-democratica Angela Merkel, che aveva preso a cuore il caso. Nessuno ha mai chiesto scusa per gli anni rubati a quel ragazzo, nessuno ha mai pagato per quegli errori e ancora oggi a Guantanamo ci sono decine di prigionieri da vent’anni in attesa di giudizio.

Se vi è piaciuto guardate anche The Post di Steven Spielberg, Le idi di marzo di George Clooney, Fahrenheit 9/11 di Michael Moore.

RASSEGNA PANORAMICA
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