Mission: Impossible – Final Reckoning, recensione: Tom Cruise e l’apocalisse digitale

Tom Cruise e Christopher McQuarrie chiudono la saga con un'epica corsa contro l'AI tra stunt e nostalgia, ma a tratti troppo ridondante e macchinosa

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La lunga avventura dell’agente Ethan Hunt è giunta al termine: Mission: Impossible – The Final Reckoning, in anteprima speciale dal 19 maggio e in tutte le sale italiane dal 22 maggio, vede per l’ultima vede per l’ultima vede per l’ultima volta Tom Cruise nei panni del personaggio che lo ha accompagnato per quasi trent’anni anni.

IL FATTO

In Mission: Impossible – Dead Reckoning (2023), di cui questo è il diretto sequel, abbiamo conosciuto l’Entità, un’AI progettata per sabotare i sistemi digitali che, divenuta senziente, diffonde in tutti i sistemi di difesa. Esiste una chiave che permetterebbe di assumere il controllo dell’Entità, ma per farlo bisogna raggiungere il sottomarino russo K599 Sevastopol, affondato nelle acque dell’Artico. Le grandi potenze vogliono la chiave, ma l’agente dell’IMF Ethan Hunt (Tom Cruise), dopo essersene rocambolescamente impossessato, ritiene che l’Entità sia una minaccia troppo grande per l’umanità e vuole eliminarla. Final Reckoning comincia due mesi dopo quegli avvenimenti: grazie alla disinformazione diffusa dall’Entità, impadronitasi dell’intero network globale, il mondo è nel caos e le potenze nucleari si preparano al conflitto. La presidente degli Stati Uniti Erika Sloane (Angela Bassett) contatta Hunt, implorandolo di consegnare la chiave, lui rifiuta e si mette in caccia di Gabriel (Esai Morales), feroce agente umano dell’Entità che, a sua volta, mira a controllare l’AI.

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Tom Cruise and Christopher McQuarrie on the set of Mission: Impossible – The Final Reckoning.

L’OPINIONE

Tom Cruise è Ethan Hunt dal 1996, da quel primo Mission: Impossible diretto da Brian De Palma siamo giunti all’ottavo lungometraggio dove, nonostante siano passati 29 anni, l’attore ha continuamente alzato la sfida delle performance cui ha sottoposto il proprio corpo, girando in prima persona stunt dove ha rischiato l’incolumità, se non addirittura la vita. L’ostinazione di Cruise nel realizzare le acrobazie di Ethan in prima persona è un orgoglioso atto di fede verso l’analogico, contro i rischi dell’Intelligenza Artificiale e l’abuso di stunt digitali nel cinema Hollywoodiano d’azione. La sequenza subacquea è da antologia, ma il problema è che la sceneggiatura ha più di una falla. Nel tentativo di trasformare la saga in un unicum narrativo è saturata da ridondanti riepiloghi, con immagini prese dalle puntate precedenti che fanno sospettare sfiducia nell’intelligenza dello spettatore. Narrativamente è godibile il ritorno di William Donloe (Rolf Saxon), l’analista della CIA visto brevemente nel primo film della saga.

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È indimenticabile la minaccia di HAL9000 in 2001: Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick. Sui rischi dell’AI poi, Cruise è stato diretto da Steven Spielberg in Minority Report (2002).

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
mission-impossible-final-reckoning-recensione-tom-cruise-e-lapocalisse-digitaleIdem. Usa 2025. Regia Christopher McQuarrie. Sceneggiatura Bruce Geller, Erik Jendresen, Christopher McQuarrie. Interpreti Tom Cruise, Hayley Atwell, Pom Klementieff, Esai Morales, Simon Pegg, Ving Rhames, Angela Bassett, Greg Tarzan Davis, Hannah Waddingham, Tramell Tillman, Nick Offerman, Shea Whigham, Rolf Saxon, Henry Czerny. Durata 2h 49’. Distribuzione Eagle Pictures.