RITORNO A L’AVANA

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Retour à Ithaque Francia/Belgio, 2014 Regia Laurent Cantet Interpreti Isabel Santos, Jorge PerugorrÍa, Néstor Luis Jiménez, Fernando Hechevarrìa, Pedro Julio DÍaz Ferran Sceneggiatura Leonardo Padura, Laurent Cantet Produzione Didar Domehri, Lautent Baudens, Gaël Nouaille Distribuzione Lucky Red Durata 1h e 30′ www.luckyred.it/ritorno-a-l-avana

In sala dal

30 ottobre

Dopo 16 anni di esilio, Amadeo ritorno a L’Avana. Con quattro suoi amici festeggia il rientro sulla terrazza di Aldo. Ma la rimpatriata, partita con canzoni del tempo, bevute e risate, si trasforma in una amara resa dei conti, quasi un gioco al massacro. Tra accuse, lamenti e scoramento, affiora la rabbia assieme al fallimento personale e politico di una generazione di intellettuali vittima di un sistema diventato oppressivo e affamatore (quando si accenna al “periodo speciale” di Cuba, i personaggi intendono gli anni ’90, particolarmente duri). Ma c’è anche tra i cinque una questione irrisolta: “perché Amadeo non è mai tornato prima e ha lasciato che sua moglie morisse senza neanche un ultimo saluto?”.

Nobile ma tedioso o tedioso ma nobile? Il film di Laurent Cantet si potrebbe sbrigativamente liquidare anche così, con la retorica degli aggettivi, ma sarebbe fargli anche un torto. Perché se è vero che la storia di Leonardo Padura (scrittore che già aveva ispirato il poco riuscito 7 giorni a L’Avana) è praticamente un dramma teatrale in ambiente unico, monocorde e straparlato, una denuncia vissuta sulla pelle (evidentemente) che inclina però al piagnisteo sottolineato (“noi credevamo” continuano a rinfacciarsi “e io ci credo ancora” chiosa il più sfigato e sognatore Aldo), il regista dal canto suo è davvero molto bravo (alle spalle ha 5 lungometraggi e un corto, tutti notevoli a partire dal primo Risorse umane e passando per la Palma d’oro di La classe), lavorando di campi e controcampi, rubando le espressioni più genuine di un peraltro splendido team artistico, con il più noto Jorge Perugorrìa (è Eddy il carrierista che si è venduto) e i notevoli Fernando Hechevarrìa (il pittore alcolizzato Rafa) e Isabel Santos (la caustica e forse la più disperata del gruppo, Tania). Le Giornate degli Autori a Venezia l’hanno proclamato il Miglior Film. Noi ne apprezziamo la tecnica e i fini, ma non riusciamo a commuoverci (come accadde con altri tematicamente affini, a partire dal commerciale Il grande freddo).

Massimo Lastrucci