SE MI LASCI NON VALE

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Italia 2016 Regia Vincenzo Salemme Con Vincenzo Salemme, Serena Autieri, Paolo Calabresi, Tosca D’Aquino, Carlo Buccirosso Produzione IIF di Fulvio e Federica Lucisano, Warner Bros Distribuzione Warner Durata 1h e 36′

In sala dal 

21 gennaio

Si conoscono mentre vagano smarriti a una festa e intuiscono di avere lo stesso problema: Vincenzo e Paolo sono stati piantati dalle rispettive (Sara e Federica) e non riescono a farsene una ragione. Il primo si incattivisce nella gelosia, il secondo che vive con il padre si spossa nell’ignavia. A Vincenzo viene l’idea: vendichiamoci. Come? Così: corteggeranno la ex donna dell’altro, la faranno innamorare e poi la scaricheranno facendo provare così lo stesso dolore. L’idea è infantile, il progetto per quanto strampalato sembra clamorosamente funzionare, almeno per metà dei coinvolti. Nell’altro campo invece, uno spiantato teatrante ingaggiato alla bisogna combinerà perlopiù impicci.

Friabile e innocua, l’ottava regia di Salemme, si mantiene distante da ogni ferocia e satira sociale. Da teatrante leggero, a lui interessa l’alchimia tra gli attori, la velocità dei ritmi, l’umorismo sugli equivoci e i caratteri. Il proposito funziona a intermittenza. Troppo esagitata è l’enfasi del Salemme interprete – soprattutto all’inizio – per creare quella basilare forma di empatia che tutto fa accettare e perdonare, mentre Paolo Calabresi si incarica di lavorare sul lato “Pierrot” del duo, da bamboccione alla primo Carlo Verdone. Tra i due è quindi Carlo Buccirosso a spuntarla e convincere, anche perché ha il ruolo “sicuro” del gigione cane che ironizza sulla pretenziosità megalomane insita nella professione. E lì, nei dialoghi con il suo datore di lavoro (Salemme che lo ingaggia per fare l’autista) la dinamica dell’artificio comico si fa finalmente brillante, funziona (in parte), con le ironie sugli esercizi di dizione, sulla sacralità del teatro e le repliche di spicciolo e scoperchiante buon senso del borghese. In questo Delitto per delitto in versione rosa partenopeo, solo note di merito invece per le funzionali Serena Autieri e Tosca D’Aquino, ovvero il lato romantico/verista della commedia, a dispetto delle premesse da caricatura (vegana e intellettuale Sara, abbacinata dal lusso e dal potere Federica). Quasi una citazione, la presenza del vegliardo e glorioso Carlo Giuffrè. Ultima cosa: il titolo ricorda la famosa canzone di Julio Iglesias, ma nel film non compare mai.

Massimo Lastrucci