TERMINATOR GENISYS

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Id. Usa, 2015 Regia Alan Taylor Interpreti Arnold Schwarzenegger, Emilia Clarke, Jason Clarke, Matt Smith, Jai Courtney, J.K. Simmons Distribuzione Universal Durata 2 h e 6′

In sala dal 

9 luglio

Scordatevi quasi tutto quello che era stato raccontato negli altri quattro Terminator. Visto che, come si dice nel film, «Il futuro non è scritto », tantomeno lo è il passato, in un universo dove i viaggi del tempo piegano la consequenzialità dei fatti e aprono nuove prospettive di trama. L’eroe John Connor capisce che per vincere la guerra contro Skynet («questa notte recupereremo il nostro mondo ») e le sue creature androidi e robotiche la battaglia decisiva si giocherà nel passato, ovvero nella difesa della madre Sarah. Viene così catapultato il fedele Kyle Reese nel 1984 di Los Angeles, giusto per scoprire però che il passato non è come glielo aveva raccontato il mentore John. Qui ad esempio c’è un Terminator «vecchio ma non obsoleto » a difendere la giovane donna, mentre altri più sofisticati modelli le stanno al contrario dando una feroce caccia senza quartiere. Stando così le cose, come evitare il Giorno del Giudizio che il progetto Genisys ha innescato? Risposta: viaggiando lungo la dorsale dello spazio/tempo, trovando altre possibilità di vittoria.

Dopo un iter piuttosto travagliato e complicato la sua parte, il progetto Terminator si resetta con nuovi produttori e imposta una nuova trilogia (queste almeno le previsioni). Del resto con l’assenso-presenza di Arnold Schwarzenegger si può lavorare sui seguiti, confidando in introiti e merchandising. Tra i prodigi degli effetti speciali utilizzati (al computer ma non solo) c’è anche quello di ringiovanirlo (in certe sequenze), mentre per il resto sembra un saggio e patriarcale Ursus al servizio della bella moretta Emilia Clarke (qualcuno riesce a riconoscerla nella biondissima Daenerys Targaryen di Trono di spade?). Scharzy comunque è sempre efficace quando può dare alla sua mono espressività il plumbeo humour del robot di bovina emotività. La trama, come sempre in questi casi, sfida temerariamente la manifesta improbabilità, ma è poi così importante? Quel che rimane alla fine è soprattutto la meraviglia dello show di alcuni effetti speciali davvero notevoli. Ad esempio: qui gli androidi non solo sanno liquefarsi, ma anche polverizzarsi, frantumarsi, per poi ricomporsi con grande magnificenza visiva. La presenza di J.K. Simmons (Oscar quest’anno per Whiplash) in un ruolo di contorno fa sospettare di un suo utilizzo più intenso per gli annunciati sequel, che, se saranno diretti dallo stesso Allan Taylor (Thor The Dark World), prevediamo assai spettacolari e adrenalinici.

Massimo Lastrucci