USA, Gran Bretagna, Ungheria Regia Wash Westmoreland Interpreti Keira Knightley, Eleanor Tomlinson, Dominic West, Fiona Shaw Distribuzione Vision Distribution Durata 1h e 51′
In sala dal 6 dicembre
Colette è presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.
LA STORIA – Una sintesi della vita di Sidonie-Gabrielle Colette (1873-1954), scrittrice (tra le più importanti), attrice, sceneggiatrice, dalla vita libera e scandalosa. Cresciuta in campagna nella natale Saint-Saveur, si innamora e sposa Henri Gauthiers-Villars, di 13 anni più grande, scrittore, animatore culturale, “pubblicitario” e nome di punta della scintillante Parigi dell’epoca (“Un guazzabuglio elettrizzante”). L’uomo la introduce nella mondanità (“L’ideale è essere autentici ma eccezionali”), là dove si parla di Sarah Bernardt, della Tosca, ci si chiede “lei è pro o contro la Torre Eiffel?” e l’illuminazione a candela sta per essere soppiantata dall’elettricità. Spendaccione, gaudente, fedifrago ed egocentrico, Willy (questo lo pseudonimo con cui il marito è conosciuto) finisce, pur amandola, a sfruttare le doti letterarie della giovane consorte obbligandola a scrivere i suoi ricordi, salvo poi pubblicarli a suo nome.
Nasce così il clamoroso ciclo di Claudine che regala alla coppia fama e ricchezza. Ma per Colette (ha cominciato a farsi chiamare così) il matrimonio non è felice (“È un guinzaglio lungo quello in cui ti teine, ma pur sempre un guinzaglio”). Seguendo le sue inclinazioni, Colette si innamora prima di una ricca signora americana, poi, mentre arrivano i successi della trasposizione teatrale di Claudine, di “Missy”, una marchesa lesbica che adora girare vestita da maschio. Insieme si daranno al teatro, alla pantomima, creando all’inizio scandalo. Colette, separatasi dal marito dissipatore, si riapproprierà della paternità dei suoi romanzi e ricomincerà a scrivere, pubblicando lo splendido La vagabonda, sulla sua vita di attrice.
L’OPINIONE – Trasportare una vita su schermi, significa sfrondare la biografia di tante parti per concentrarsi su momenti significativi. Troppo grande la vita di una pioniera (magari non volontaria) del femminismo (che lei non amava) e della cultura per essere raccontata in due ore. Così della Colette che fu moglie di altri due mariti e madre, ad esempio nulla si dice, per concentrarsi sulla radicalità di una scelta sessuale e di autonomia lavorativa davvero eccezionali per l’epoca. Wash Westmoreland (il notevole Non è peccato, The Last of Robin Hood su Errol Flynn, Still Alice) lavora di penna a inchiostro, girando in inglese e ricostruendo Parigi in Ungheria. Curiosamente però, pur essendo il regista attento alla causa gay, il film, magari compassato ma assolutamente vedibile, finisce col dare forse più occasioni di smalto al Willy recitato dal poderoso, esuberante ed empatico (e qui ingrassato) Dominic West (già splendido in Pride, ma anche presenza in tanti altri titoli tra cui Johnny English la rinascita e The Square) che non alla Colette di Keira Knightley, indubbiamente deliziosa, gradevolissima e buffa ballerina, ma che sembra sempre un po’ chiedersi come il suo personaggio: “Ti sei sentita mai come se interpretassi una parte?”.