TFF2018, La casa delle bambole – Ghostland e il citazionismo da paura di Pascal Laugier

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La Casa delle Bambole

Incident in a Ghostland, Francia, Canada, 2018 Regia Pascal Laugier Interpreti Crystal Reed, Anastasia Phillips, Emilia Jones, Taylor Hickson, Mylène Farmer, Rob Archer Distribuzione MidnightFactory di Koch Media Durata 1h e 31′

Al cinema dal 06 dicembre 2018

LA STORIA –  Pauline, madre single assieme alle due figlie adolescenti, Beth e Vera, va a visitare una imprevista eredità, una villa adeguatamente diroccata, sperduta, stracarica di bambole e polverosa mobilia (“è la casa di Rob Zombie” commenta Vera). Nel tragitto, Vera mostra il medio a un assurdo camper di dolciumi in vena di manovre azzardate. Pessima mossa, perché i due terrificanti conducenti si rivelano serial killer, psicopatici e sadici. Uno scontro tra le stanze, le scale e la cantina che durerà quasi tutta la notte, finché la madre pur accoltellata non riesce a sistemare i due psicho-criminali (uno è un gigante demente, l’altro un inquietante travestito). Sedici anni dopo, la timida e introversa Beth si è trasformata nella scrittrice horror che desiderava, piena di successo e mondanità. Finché una notte il telefono squilla e alla cornetta sente la sorella – le altre due sono rimaste là – urlare, chiedendo aiuto. Bisogna partire subito, per rituffarsi in un incubo (nuovo o vecchio?).

L’OPINIONE – C’è qualcosa di più godurioso di un bell’horror a mezzanotte? Il sabato 24, la sala del Massimo 1 di Torino, ecco una “notte horror” special tutta per valorosi e sonnambuli del Torino Film Festival 2018. Al thriller horror del francese Pascal Laugier (suoi anche il disturbantissimo Martyrs e il giallo finto paranormale i bambini di Cold Rock) seguono infatti il capolavoro cult Peeping Tom (ovvero L’occhio che uccide) di Michael Powell e quindi la sado-story Piercing (ma con venature comedy) di Nicolas Pesce da un racconto di Ryu Murakami con Mia Wasikowska (ma di questo ne parleremo in seguito).

La cosa più gustosa di La casa delle bambole – Ghostland (Incident in a Ghostland) è che, pur nel suo citare tutto il citabile di tanto cinema di genere anche in funzione depistante (da la casa maledetta alle bambole con gli occhi gialli che luccicano e risatina sinistra e gracchiante, dai serial killer partoriti dal patrimonio immaginario dei ’70 – quello di Craven e Hooper – alla maledizione dello scrittore horror alla Stephen King, dalla cantina paurosa alle misteriose scritte sugli specchi) evita ogni strizzatina d’occhio allo spettatore, tipo “siamo tra noi e ci si capisce”, per imbastire su una trama complicata tra passato e presente ma tutto sommato plausibile (con spiegazioni) e che al paranormale preferisce l’iper-realismo bloody. Le protagoniste (adulte, perché ci sono anche le sorelle da ragazzine) sono giuste, non mera carne da macello ma con una certa costruzione psicologica dei ruoli: Crystal Reed (Beth), Anastasia Phillips (Vera) e Mylene Farmer (Pauline).