THE BOSS

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Perfetto esempio di self made woman, Michelle Darnell, da bambina difficile cresciuta in un orfanotrofio, è diventata un’imprenditrice di successo, ma anche un’arrivista che non bada a giocare scorretto quando le è possibile. Per questo motivo, dopo essere stata in prigione per inside trading, alla sua uscita decide di ricominciare da capo, trasferendosi a casa di Claire, una sua ex dipendente e madre single, creando insieme a lei un’attività di produzione di dolciumi. Che rischierà di mettere in crisi…

A metà tra commedia e storia di redenzione, il film diretto da Ben Falcone, marito della protagonista Melissa McCarthy (e sceneggiatore del film insieme a lei) promette sulla carta di essere una storia brillante, piena di ritmo e ricca di ironia. Ma sin da subito si rivela come una collezione di battute non sempre riuscite e non sempre nuove, con l’aggiunta di qualche gag fisica che lo spettatore più esperto troverà già archiviata in qualche cassetto della sua memoria. Una bella occasione perduta, insomma, per un film che avrebbe potuto essere molto più acido e cattivo, ma che alla fine si va a collocare tra le rassicuranti storie per teen agers, visto che nella vicenda viene coinvolto anche un gruppo di ragazzine timorose, trasformate poi in una squadra aggressiva.

Melissa Mc Carthy imperversa in ogni momento della pellicola, imponendosi con la sua verve e la sua presenza fisica, ma in fondo non riesce ad essere mai veramente simpatica. Tra i suoi colleghi Kristen Bell, che è Claire, si adatta senza guizzi particolari al ruolo di spalla. Funziona meglio Peter Dinklage, il piccolo folletto di Il trono di spade, che nel ruolo dello scaltro e donnaiolo Renault sa trovare la giusta dose di autoironia. Kathy Bates appare in un cameo nel ruolo di un’altra potente capitana d’industria. Solo una manciata di minuti, che però illuminano il film e danno il segno di come la classe sia un dono impossibile da imitare.