La Favorita, Yorgos Lanthimos firma un Eva contro Eva ironico e algido

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The favourite

Praticamente La Favorita è come un Eva contro Eva in costume girato con la ironica algidità formale di un regista della crudeltà (magari alla Peter Greenaway quando stupiva il mondo). Accantonate (per un momento?) le divagazioni metacritiche su thriller-fanta e horror (The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro) con a disposizione capitali, cast e cultura anglosassone, il premiatissimo greco Yorgos Lanthimos affronta senza apparente imbarazzo la corte inglese del primo settecento.

In sala dal 24 gennaio

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LA STORIA – La regina Anna Stuart è afflitta da una gotta che la sta progressivamente deformando e da una volubilità interiore che non l’aiuta a prendere le decisioni necessarie per il suo paese in guerra con la Francia e costantemente teatro della lotta politica tra Tories (all’opposizione) e Whigs (al momento al governo). Quelle le prende la sua favorita (e amante) Lady Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough, il cui marito sta capitanando l’armata britannica. In questo contesto la nuova cameriera che pur vanta origini non plebee (“Un tempo eri una dama ora una nullità”) cercherà la via per la scalata sociale e il potere attraverso i mezzi più illeciti che la tradizione attribuisce alle donne, spietata determinazione, ipocrisia (“Tutta questa tua gentilezza potrebbe nuocerti: tuo padre mi piaceva aveva un fascino bruciante ed è bruciato“), veleno e meretricio (“Siete venuto a sedurmi o a stuprarmi?“, “Sono un gentleman!“, “Quindi a stuprarmi“).

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L’OPINIONE – Evidente il gran divertimento del regista e degli sceneggiatori Deborah Davis e Tony McNamara (che diventa anche il nostro) nel giocare sulla impeccabile ricostruzione di ambienti, abiti e usi (alcuni di questi oggi appaiono in effetti quanto meno bizzarri), aggiungendovi magari particolari e tocchi fuori contesto storico quasi di metallica crudeltà (una colonna sonora che al tardobarocco di corte aggiunge iterazioni ossessive magari su due note, o un balletto davanti alla regina costruito su coreografie quasi da danza new wave o comunque post 2000). Straordinari gli attori, a partire dalla regina Olivia Colman (un Golden Globe per The Night Manager) che si deforma nel corso della pellicola, capricciosa, infantile e patetica, proseguendo con le perfide dame Emma Stone e Rachel Weisz, affiancate in cattiveria dal capo dei Tories, un truccatissimo e cicisbeo Nicholas Hoult (già Bestia con gli X Men).