“THE GREAT WALL”: LA RECENSIONE

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Cina/Usa, 2016 Regia Zhang Yimou Interpreti Matt Damon, Andy Lau, Willem Dafoe, Pedro Pascal, Eddie Peng Distribuzione Universal Pictures Durata 1h e 43’

Al cinema dal 23 febbraio 2017

Medioevo, quello ancor buio. Due avventurieri europei nel cuore della Cina, ma non sono Marco Polo. William e Tovar cercano infatti quella polvere nera capace di scoppiare facendo stupefacenti danni. Intanto, prima si imbattono in strane, anzi mostruose, creature verdastre, poi vengono catturati da un misterioso esercito abbarbicato sulla Grande Muraglia. Questi soldati e i loro quattro generali (più lo stratega) si riveleranno come l’ultimo e decisivo baluardo a proteggere l’Impero da un’orda affamata di esseri terrificanti che ritornano ogni tot di anni. Il provetto arciere William combatterà al loro fianco, anche perché visibilmente invaghito della comandante Lin Mae.

La trama è puro divertimento Made in serie B americana, gli autori sono infatti i più che noti Max Brooks (World War Z, nonché figlio di Mel e Anne Bancroft), Edward Zwick e Marshall Herkowitz (già in passato alle prese con l’estremo Oriente in quanto rispettivamente direttore e sceneggiatore di L’ultimo samurai), ma i soldi e le ambizioni strategiche sono rigorosamente Made in China. The Great Wall è costato oltre 135 milioni di dollari, interamente girato in lingua inglese e con regista lo Spielberg di Pechino, Zhang Yimou (che di avventure epiche in costume si era già occupato brillantemente con Hero, La foresta dei pugnali volanti e La città proibita).

Ovviamente la presenza di Matt Damon (più Willem Dafoe e Pedro Pascal, noto divo da teleschermo) è sicuramente una furbata per aiutarne la distribuzione capillare nel globo; peraltro, come tutti han tenuto a precisare, gli occidentali erano espressamente previsti dal copione (e già!), ma il resto del cast è rigorosamente autoctono, con alcuni dei più bei nomi della scena cinese, dal leggendario Andy Lau a Hanyou Zhang, mentre la protagonista femminile, Tian Jing, la rivedremo prossimamente in Kong: Skull Island e Pacific Rim: Uprising.

D’altra parte non è la prima delle commistioni tra star americane e star from Pechino (od Hong Kong): ad esempio ricordiamo anche i clamorosamente scult Dragon Blade (2015) e Outcast (2014); la differenza è che qui, almeno come cura professionale e ricerca di effetti speciali si fa sul serio. Cioè, trama a parte volutamente elementare e arbitraria come un blockbuster che ha bandito la fantasia (gli esempi al riguardo sono tanti, troppi), la realizzazione (aggiungiamoci in sovrammercato anche il 3D) è di quelle che non lasciano niente al caso o alla improvvisazione, dalla magnificenza delle cerimonie collettive, alle scene di battaglia con “numeri da circo” particolari, tipo le guerriere appositamente addestrate che si lanciano in jumping dalla muraglia per colpire con le lance le brutte bestiacce o la miriade di palle di fuoco di cui accompagnano la traiettoria.

Matt Damon c’è ma anche se non ci fosse stato non avrebbe fatto alcuna differenza artistica, qui Zhang Yimou è in versione industriale. Sì ci si poteva aspettare qualcosa in più articolato e di più originale (anche se “scoprire” perché i cinesi han costruito la Grande Muraglia secondo Brooks e soci è piuttosto spiritoso, così come l’uso quanto meno anacronistico delle mongolfiere!), ma come spettacolo adolescenziale da coca cola e pop corn, beh, ammettiamolo, fa il suo “sporco” lavoro!

Massimo Lastrucci

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