Ticket to Paradise, la recensione

Julia Roberts e George Clooney nelle vesti di coniugi separati fanno faville: qui la nostra recensione del film di Ol Parker in sala dal 6 ottobre

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© Universal Studios

In un’epoca in cui la rom-com sembra oramai essere migrata completamente verso lo streaming, l’uscita in sala di Ticket to Paradise (dal 6 ottobre con Universal) arriva come una piacevole ventata d’aria fresca. Merito di una reunion, quella tra George Clooney e Julia Roberts, che rappresenta a tutti gli effetti un vero e proprio evento cinematografico, ma ancor di più un toccasana di cui non immaginavamo di aver bisogno.

L’occasione è arrivata grazie a Ol Parker (regista dell’apprezzato sequel di Mamma mia!), che ha spiegato così l’intento di Ticket to Paradise, co-sceneggiato insieme a Daniel Pipski: «quando ne ho parlato con Dan, gli ho riportato una citazione che diceva: “L’opposto dell’amore non è l’odio: è l’indifferenza”. Così abbiamo fatto in modo che i due protagonisti non provassero mai indifferenza l’uno per l’altra: sono sempre in conflitto, la loro avversione reciproca è energica e appassionata, perché è quando svanisce la passione che muore l’amore. Presentando la storia all’Universal, abbiamo specificato che volevamo sembrasse il sequel di un film mai realizzato. Volevamo che al centro ci fosse una coppia riconoscibile come tale».

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La coppia in questione è quella formata da Georgia (Roberts) e David (Clooney), ex marito e moglie costretti a precipitarsi a Bali in occasione del matrimonio della loro figlia Lily (Kaitlyn Dever) con Gede (Maxime Bouttier), un ragazzo del luogo di cui si è perdutamente innamorata dopo solo un mese di frequentazione. Nonostante non si sopportino, Georgia e David dovranno collaborare per cercare di impedire alla ragazza di commettere lo stesso errore che 25 anni prima aveva spinto loro a sposarsi.

© Universal Studios

Le premesse di Ticket to Paradise sono oggettivamente poco originali sulla carta (dopo il primo quarto d’ora diventa sempre più palese che non saranno i giovani promessi sposi ad imparare la lezione di vita più importante nell’idilliaca Bali), ma è proprio qui che entra in campo l’esperienza di una coppia di straordinari professionisti, nonché amici intimi nella vita reale, quali Clooney e Roberts, che non vedevamo recitare insieme dal Money Monster di Jodie Foster datato 2016 e, ancor più a ritroso, dai primi due capitoli della saga di Ocean’s. Parker cuce letteralmente addosso ai due attori dei personaggi con i quali poter dare il meglio di sé in termini di comicità e improvvisazione, giocando su continui battibecchi e gag tanto credibili quanto divertenti. I momenti (fugaci) in cui i due protagonisti sono chiamati a mostrare le loro doti più drammatiche sono un po’ meno efficaci, non per carenze recitative, ma semplicemente perché le parti dedicate al rimpianto dei loro personaggi per la loro relazione fallita finiscono per telegrafare lo sviluppo della storia in modo ancora più chiaro.

In sostanza, le pecche di Ticket To Paradise sono allo stesso tempo i suoi punti di forza. È prevedibile, non cerca di sovvertire in alcun modo il genere, ma si presta ad essere goduto esattamente per quello che è: una vecchia e buona commedia romantica vecchio stile, in cui il carisma dei due protagonisti fa la differenza. 

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
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