M. Night Shyamalan riporta Josh Hartnett sul grande schermo come protagonista di Trap, al cinema da 7 agosto con Warner Bros. Pictures. Nel cast, al suo esordio al cinema, anche la figlia 28enne di Shyamalan, Saleka.
IL FATTO
Un padre, Cooper (Josh Hartnett) accompagna la figlia adolescente, Riley (Ariel Donoghue) al concerto della sua beniamina, la pop star Lady Raven (Saleka Shyamalan). All’interno del palazzetto, insieme ad un fiume di teenager, è concentrata tutta la polizia della città. Il motivo? Catturare l’efferato serial killer noto come Il Macellaio. Ma, colpo di scena: il serial killer è proprio il nostro Cooper (non urlate allo spoiler, saperlo è il senso del film!). Scoperta la trappola, Cooper comincia a improvvisare un piano per la fuga.
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L’OPINIONE
A M. Night Shyamalan gli si vuole bene. La sua carriera da regista e sceneggiatore è segnata da profondi alti e bassi (più bassi che alti negli ultimi anni) e proprio per questo speravamo che con Trap riuscisse a riprendere quella carreggiata che con Split aveva aperto degli spiragli molto positivi, non esattamente mantenuti con la tripletta di film successivi, Glass nel 2019, Old nel 2021, Bussano alla porta nel 2023. Non è stato così. Il vecchio Night, purtroppo, non si è rivisto. Anzi, con Trap ha fatto proprio un gran pasticcio.
L’idea sulla carta era interessante: far sentire in trappola un serial killer ad un concerto pop, con tanto di colpo di scena “alla Shyamalan” svelato dopo neanche 15 minuti. Un assetto da thriller vecchio stampo, dove ti auguri che la suspence ti accompagni ad ogni mossa dell’assassino, e invece il risultato è quello di un film inspiegabilmente privo di tensione, con situazioni affrettate e mal pensate, dialoghi sconnessi ed espedienti che con il procedere del film si fanno sempre più ridicoli.
Non staremo qui ad elencare tutte le forzature che accompagnano la fuga di Cooper (e vi possiamo assicurare che ce ne sono tante, fino agli ultimissimi minuti), ma le difficoltà di Trap si notano fin da subito. Al Macellaio riesce qualsiasi cosa. Si muove in maniera incontrollata, frega tutti (e tutto), si imbuca ovunque con una facilità talmente esagerata da diventare fastidiosa per un film che vuole prendersi sul serio.
Josh Hartnett, che siamo molto contenti di rivedere in un ruolo da protagonista dopo l’incursione dello scorso anno in Oppenheimer, ha poche colpe. Il suo lo fa, a tratti regala lampi di apprezzabile intensità, ma è tutto il resto a fare acqua. Sorprende, tra l’altro, il modo sproporzionato in cui Shyamalan non si nasconda nello stendere un tappeto rosso alla figlia Saleka, regalandole la vetrina perfetta per emergere come cantante e non solo, anche come attrice co-protagonista.
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I migliori film di Shyamalan, Il sesto senso (1999), Unbreakable (2000) e Signs (2002). Per idee affini a quella di Trap, Omicidio in diretta (1998) di Brian De Palma e The Killer (2023) di David Fincher.