Un altro giro, la recensione dell’Oscar come miglior film internazionale

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Un altro giro recensione

UN ALTRO GIRO
Drunk, Danimarca, 2020 Regia Thomas Vinterberg Interpreti Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie Distribuzione Medusa/Movies Inspired Durata 1h e 56’

IL FATTO — Compensarla con una piccola ebbrezza ci consentirebbe di aprire le nostre menti al mondo che ci circonda, diminuendo la nostra percezione dei problemi e aumentando la creatività. Decisi a sperimentare questa teoria, Martin e tre suoi amici, Tommy, Nicolaj e Peter, tutti annoiati insegnanti delle superiori, cominciano a mantenere un livello basso, ma costante di ubriachezza durante tutta la giornata lavorativa.

I primi risultati sono entusiasmanti e il piccolo progetto dei professori si trasforma in un vero e proprio studio accademico. Ma se alcuni dei partecipanti vedono ulteriori miglioramenti, altri rilanciano la sfida e cominciano a uscire dai binari.

«Un altro giro è pensato come un tributo alla vita. Come rivendicazione
della saggezza irrazionale che scaccia ogni ansioso buon senso e guarda in
basso, nella gioia stessa della sete di vita… sebbene spesso con conseguenze
mortali».

Queste le parole del danese Thomas Vinterberg sul suo ultimo film, il più doloroso e provocatorio, personale e onesto, presentato all’ultima Festa di Roma, vincitore di 4
EFA e dell’Oscar 2021 come miglior film internazionale. Affidandosi a un Mikkelsen
in stato di grazia (il suo monologo su Churchill e Hitler e il suo liberatorio ballo finale
sono da antologia), Vinterberg, che durante le riprese del film ha perduto la figlia diciannovenne in un incidente automobilistico, sfida le regole del puritanesimo e guardando allo scontento dell’età di mezzo ma anche alla tragedia personale, lancia uno “scandaloso” invito alla libertà di autodeterminazione, costi quel che costi, e all’insostenibile leggerezza
dell’alterazione più o meno vigile.

A dettare le regole in campo sono gli attori che si muovono secondo traiettorie imprevedibili, osservati da una telecamera pronta a cogliere ogni sfumatura di un esperimento che rimanda a quello di Festen, una delle prime opere targate Dogma ’95, ma senza più voti di castità.

«Mikkelsen, che insieme a mia moglie è stato di grande aiuto nei difficili mesi dopo la morte di mia figlia, sostiene che questo film abbia un rapporto molto stretto con il cinema italiano – dice il regista – e infatti rendiamo omaggio a La grande abbuffata di Marco Ferrari. Ma abbiamo rivisto anche Fight Club di David Fincher e Mariti di John Cassavetes. Un altro giro è un film difficile da definire, e anche se importanti traguardi sono stati raggiunti nella Storia da persone che bevevano molto, non è certo una difesa dell’alcolismo che affligge la
Danimarca, dove la perdita di controllo aiuta però a liberarsi dal senso di oppressione di una comunità soggetta a rigide regole di moderazione e correttezza politica. Si può bere, insomma, e restare persone ragionevoli e io ho visto troppi film moralistici sull’alcol. Senza dimenticare la tragedia dell’ubriachezza, che può distruggere intere famiglie, la storia di Martin e dei suoi amici mette a fuoco ciò che è incontrollabile per il corpo, la gioia del lasciarsi andare, un’incertezza che somiglia a un innamoramento e che costituisce il cuore del film. La mia ambizione è sempre quella di cercare purezza, vulnerabilità, umanità e il pubblico finisce per commuoversi perché si parla di uomini, quattro archetipi della società occidentale, che lottano abbracciando e celebrando la vita»

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
un-altro-giro-la-recensione-delloscar-come-miglior-film-internazionaleUN ALTRO GIRO Drunk, Danimarca, 2020 Regia Thomas Vinterberg Interpreti Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie Distribuzione Medusa/Movies Inspired Durata 1h e 56’ IL FATTO — Compensarla con una piccola ebbrezza ci consentirebbe di aprire le nostre menti al mondo che...