Un giorno di pioggia a New York, l’atto d’amore definitivo di Woody Allen per la Grande Mela

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A Rainy Day in New York USA, 2019 Regia Woody Allen Interpreti Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law Distribuzione Lucky Red Durata 1h e 32’ 

Al cinema dal 28 novembre 2019

LA STORIA – Gatsby, un figlio della New York che più bene non si può, ora è in una università decentrata dove ha conosciuto e fatto coppia con Asleigh, figlia di un magnate dell’Arizona. Studiando giornalismo, la ragazza ha ottenuto di poter intervistare a Manhattan Roland Pollard, regista intellettuale che ha appena finito di girare il suo ultimo film. Entusiasta, chiede al fidanzato di farle da guida. Un po’ riluttante al pensiero di poter incontrare la madre con cui ha un rapporto conflittuale, Gatsby accetta, prenotando hotel di charme, ristorantini top e visite alle Mostre del momento. Ovviamente, nulla andrà come preventivato.

L’OPINIONE – Il giovanile vegliardo (84 primavere) Allan Stewart Konigsberg, nome d’arte Woody Allen, non ha ancora appeso la cinepresa al chiodo, anzi… peraltro il mestiere e lo stile gli consentono ormai al 49mo film, come dire?, una direzione con pilota automatico; deve solo scegliere trama, tema, toni, attori e magari dei produttori-distributori con cui poi non vada in causa (come è successo per quest’ultima fatica dall’iter piuttosto travagliato che ne ha rimandato l’uscita).

Questa è una dichiarazione d’amore alla sua città, nevrotica e unica; non è la prima volta, ma è sicuramente, più ancora del capolavoro Manhattan, la più esplicita. Ovviamente è la New York che conosce lui, quella di altissimo ceto, abitata da ricchi, snob, escort, pianisti, artisti; la periferia può servire semmai come set di film semi polizieschi per registi-studenti alle prime armi. Ma la leggerezza con cui pattina e ricama su temi universali anche amari (l’infelicità amorosa, la volubilità dei sentimenti, i traumi del passato sepolti nella coscienza), lo rende non solo inconfondibile ma anche amatissimo, soprattutto in Europa più che nel resto di un’America che lui in tutta evidenza non stima (a giudicare dalle battutine velenose in bocca ai personaggi).

E’ come un prodotto rifinito da degustare a scatola chiusa, un appuntamento divenuto fortunatamente annuale (qui un po’ slittato) per platee intellettual-raffinate. Scendendo nel dettaglio peraltro, si nota qui anche la forzatura nel cercare sempre la gag verbale fulminante, così come un certa stanchezza di sceneggiatura applicata ai personaggi.

Se il protagonista Timothée Chalamet non trova la caratterizzazione necessaria per il suo Gatsby (eh eh!), giovane alle soglie delle scelte adulte (per ora suona il piano, è coltissimo e cortesemente cinico, vince a poker con la noncuranza degli esistenzialisti), Elle Fanning è semplicemente deliziosa nel ruolo di biondina from west, tutta entusiasmo, con un velo di fatuità ed ingenuità. Non entusiasma poi in particolare l’uso dei grossi nomi di contorno, spesso costretti in ruoli da luogo comune: Liev Schreiber (attore altrove potentissimo) è il cineasta dal whiskey facile ed egotico, Jude Law lo sceneggiatore chiacchierone e geloso, Rebecca Hall (in una sola scena!) la sua compagna che tradisce e ferisce, Diego Luna il divo spiritoso che sa dissimulare il suo dongiovannismo (“Mio Dio, lei è Francisco Vega!” grida con occhi spalancati Ashleigh; “E’ una cosa brutta?”, “La mia amica la trova la cosa più favolosa, dopo la pillola del giorno dopo”). Da segnalare in positivo – oltre a scenografie, fotografia e musiche ovviamente – invece Selena Gomez, sorellina di una ex di Gatsby, dalla virulenta battuta finto-cinica ma anche adorabile e intensa come la fanciulla in fiore che è, anche nell’autunnale giorno di pioggia a New York che segnerà il destino di molti.