Una notte con la regina

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L’8 maggio 1945 è la giornata della vittoria in Europa. Gli Alleati accettano la resa incondizionata dell’esercito nazista e per le strade di Londra esplode la gioia della gente per la fine della lunga e gravosa guerra. Le due giovani principesse Elizabeth e Margaret Windsor riescono a strappare al Re e alla Regina il permesso di uscire, a patto che accettino la scorta di due Guardie Reali, che non lascino l’Hotel Ritz e che rientrino a Palazzo entro l’una di notte. Trascinata da un gruppo di ufficiali di Marina festanti, con un po’ di furbizia Margaret riesce a sgattaiolare via dall’hotel, costringendo Elizabeth a inseguirla in incognito per tutta Londra, con l’aiuto del giovane aviere Jack.

Coniugando road movie metropolitano e commedia degli equivoci ispirata a quelle sofisticate degli anni Quaranta, fatti realmente accaduti e finzione, Una notte con la regina è una fiabesca, effervescente what-if story sulle avventure che Elizabeth e Margaret avrebbero potuto vivere durante quelle ore piene di gioia che videro tutta Londra riunirsi in un unico abbraccio. Il film al quale quello di Jarrold sembra guardare è Vacanze romane di William Wyler, sceneggiato da Dalton Trumbo, con la principessa in libera uscita nella Città Eterna, ma un cartoon comeFrozen ha di certo alimentato l’interesse sulle coppie di principesse sorelle. Qui Lillibeth e Maggie, ragazze che hanno voglia di divertirsi un po’, finalmente, passano da fumosi pub a caserme ed equivoci night club a bordo di bus affollati di gente festante, godendosi almeno per una volta le piccole gioie di tante coetanee, non costrette sotto una campana di vetro tra le mura di Buckingham Palace. «E se non volessi essere una principessa? E se volessi qualcos’altro?» si chiede Elisabetta, divisa tra senso del dovere e voglia di normalità.

La Londra degli anni Quaranta è ricostruita nella cittadina di Hull, nel Nord dell’Inghilterra, Sarah Gadon incarna tutta l’assennatezza della futura regina, Bel Powley è una sorprendete Margaret, incosciente e pasticciona, mentre Rupert Everett veste i panni che furono di Colin Firth ne Il discorso del Re, quelli di Giorgio VI, il re balbuziente.