UNA PROMESSA

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Une promesse Francia, Belgio, 2014 Regia Patrice Leconte Interpreti Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden Sceneggiatura Patrice Leconte, Jérôme Tonnerre Produzione Olivier Delbosc, Marc Missonnier Distribuzione Officine UBU Durata 1h e 40′ www.tinyurl.com/mlflugt

In sala dal 

2 ottobre

Quando si dice l’Europa. Da un romanzo dell’austriaco Stephen Zweig, un film girato in lingua inglese da un prestigioso regista francese (Patrice Leconte, da noi conosciuto anche per Il marito della parrucchiera, Ridicule, Confidenze troppo intime), ambientato in Germania ma girato in Belgio (e aggiungiamoci la fotografia magistrale del portoghese Eduardo Serra). Anno 1912, il maturo e cardiopatico industriale Karl Hoffmeister (Alan Rickman) vede nel giovane chimico Friedrich (Richard Madden) un elemento di grandi potenzialità e lo assume come segretario personale. Lì in una splendida villa, il laureato di umili origini conoscerà la giovane consorte del padrone, Lotte (Rebecca Hall), nonché il figlio Otto. Il triangolo amoroso nell’aria si concretizzerà presto in una passione tanto travolgente quanto inevitabilmente costretta alla clandestinità. E quando Hoffmeister incaricherà il suo fiduciario di seguire in Messico un progetto di fondamentale importanza, Friedrich accetterà, convinto di dovere al ritorno per forza risolvere il garbuglio sentimentale. Ma arriva la guerra e passano forzatamente sei interminabili anni. Al rimpatrio, i due amanti si ritroveranno, ma che ne è stata della loro passione incontrollata? Ha resistito alla lontananza (che come cantava Mimmo Modugno è “come il vento, spegne i fuochi piccoli e accende quelli più forti”)?

Come nasce il sentimento amoroso e come può resistere al tempo: è il tema sviluppato da Zweig in questo romanzo scritto quando non c’erano i telefonini, internet e tablet. Leconte ci aggiunge un maggior dettaglio al terzo incomodo, del resto quando si ha a disposizione un vero gigante della recitazione come Alan Rickman (osservate come il non detto incida sulle sue espressioni) come non farlo? Però con troppe attenzioni alla forma si rischia anche di perdere il punto fondamentale: ci vuole fuoco per raccontare il fuoco. E qui ahimè, con tutto il rispetto, non succede. Recitazione, dettaglio, sceneggiatura strutturata: un lavoro di cesello che Leconte ha il (solo ma grave) torto di renderlo calligrafico, in atmosfere freddamente meste.

Massimo Lastrucci