Ridatemi mia moglie, intervista esclusiva a Fabio De Luigi

L'attore si racconta e annuncia il ritorno alla regia a cinque anni dall’esordio con Tiramisù

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Ridatemi mia moglie

Passeggia in punta di commedia da quando Marco Ferreri lo volle nel suo Nitrato d’argento nel 1996, il suo italiano medio, un po’ goffo, a volte fin troppo sincero è diventato il suo alter ego cinematografico, lo ha lasciato ogni tanto per convertirsi in ruoli drammatici, senza staccare però il biglietto di sola andata «perché dobbiamo esser consapevoli che ognuno di noi ha specificità per cui viene richiesto maggiormente sia dal pubblico che dai produttori». La specificità di Fabio De Luigi è la commedia, declinata in brillante, familiare, sentimentale. «È l’unico genere a cui va sempre abbinato l’aggettivo – sorride l’attore – È un mare immenso, eppure è la cosa più complicata da fare, l’importante è avere la fortuna di incappare in un bel copione».

E il copione in cui De Luigi è recentemente incappato è Ridatemi mia moglie, una commedia in due puntate su Sky Serie e NOW, dirette da Alessandro Genovesi, adattamento della sitcom britannica I want my wife back, in cui l’attore interpreta Giovanni, lasciato dalla consorte, interpretata da Anita Caprioli, costretto a rimettere in discussione la sua vita personale che ingenuamente credeva perfetta. Nel cast spiccano anche Diego Abatantuono e Carla Signoris. «Del progetto mi ha subito catturato quel tipo di umorismo che da qualche anno contraddistingue i film che faccio con Genovesi – ci racconta De Luigi – Rispetto a film come 10 giorni senza mamma o 10 giorni con Babbo Natale siamo andati più a fondo nei personaggi, spingendo su tematiche più adulte anche nella dinamica dei sentimenti».

Cosa le piace di Giovanni?

“La sua purezza, per non definirla ingenuità, abbastanza rappresentativa del mondo maschile. Mi riferisco alla scarsa capacità maschile di non dare peso a segnali evidenti che arrivano dalla partner per farci capire che non sta andando tutto benissimo. È quasi un archetipo.”

Come è un archetipo la donna che decide sempre nelle situazioni sentimentali?

“Vorrei tanto dirle che non sono d’accordo, ma temo che l’unica risposta possibile sia sì.

In medio stat virtus è una massima che anima i personaggi che spesso interpreta sul grande schermo?

“La medietà non ha un’accezione negativa, anzi. In un’epoca in cui la tendenza è quella di gridare al mondo che siamo tutti speciali, la bandierina della normalità può diventare l’unica davvero interessante da sventolare”.

Sky l’ha voluta come volto per presentare il nuovo canale dedicato alle serie. È un ulteriore passaggio per la sua carriera?

Non so se sia un passaggio ulteriore, ma mi riempie di orgoglio il modo in cui sono stato cercato da Sky. Poi, dietro a questo enorme piacere è sempre nascosta l’ansia che saluta con la manina.

È un ansioso?

“Diciamo che è l’ansia che si è ispirata a me nel ruolo di ansia. Ma è anche la cosa che in qualche modo mi dà equilibrio, mi responsabilizza, mi fa affrontare le cose con lucidità.”

A proposito di ansia, ha avuto l’idea giusta per tornare alla regia?

“C’è già un progetto, ben oltre l’idea. Ho deciso di provare a raccontare dal mio punto di vista una storia che mi era piaciuta.”

Sarà un De Luigi che stupirà il suo pubblico?

“Mi sono chiesto spesso se per tornare alla regia dovessi fare qualcosa di diverso da come mi sono proposto al cinema in questi anni. Ma ho scelto di rimanere nel mondo della commedia: per poter fare al meglio qualcosa è il caso di misurarsi su un campo che si conosce bene.”

Dopo la regia del film Tiramisù ha dichiarato di non esser rimasto molto soddisfatto.Perché?

“Era la mia opera prima e inevitabilmente quell’esperienza si è portata dietro una serie di errori e ingenuità da cui ho imparato e per i quali mi sono un po’ incazzato, ma che spero di evitare in questa occasione. Ci ho messo qualche anno per risalire a cavallo, ma ho la voglia di provarci, almeno capisco se sono capace.”

Interpreta un rider nell’ultimo film Pif, Noi rimanemmo a guardare. Sa quando uscirà nelle sale?
Non ne ho idea, dipenderà dalla scelta dei produttori, la situazione delle sale è ancora incerta, trovo che far uscire i film nel periodo estivo sia una scelta intelligente. L’arena è la forma meno rischiosa, almeno finché non si sarà recuperata una certa idea di normalità.

Sarà anche tra i protagonisti di La befana vien di notte 2
“Avrò un ruolo totalmente inedito, è un fantasy che racconta la nascita del mito della Befana. Interpreto un barone zoppo, gobbo e particolarmente cattivo che subisce mutazioni, non solo estetiche.”

Cosa manca alla sua carriera?

“Nulla. Quasi tutto quello che mi è successo è stato un concatenarsi di cose con una logica che fatico a trovare. Ho fatto più di quanto mi aspettassi. Guardi, eventualmente restituisco io più che aspettare qualcosa di nuovo.”