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Dopo il grande successo sul grande schermo, Gomorra approda in Tv: 12 puntate dirette da Stefano Sollima
A CURA DI STEFANO LUSARDI[dropcap size=big]D[/dropcap]ue anni di lavoro, 30 settimane di riprese, 156 location (tutti set naturali nelle strade di Napoli, in primis, ma anche Barcellona, Milano, Ferrara, Roma, Ventimiglia), 225 attori e centinaia di comparse e, soprattutto, pre-venduto, prima della messa in onda, in 30 Paesi, Stati Uniti compresi, dove i diritti sono stati acquistati da Harvey Weinstein, entusiasta «dell’abilità fenomenale di Stefano Sollima nel realizzare un thriller ». Sono i numeri, degni di una grande serie americana, di Gomorra, 12 puntate tratte dal celebre romanzo di Roberto Saviano e prodotte da Sky, Cattleya e Fandango (già produttore dello straordinario film di Matteo Garrone), con la 7 e Beta Film. «Siamo partiti dal romanzo, lavorando con Saviano e rispettando pienamente lo spirito di denuncia della sua opera », racconta Stefano Sollima, vera anima di Gomorra-La serie in quanto, oltre che regista (con Francesca Comencini e Claudio Cupellini), è anche il direttore artistico, «utilizzando una parte che non era presente nel film, cioè la faida di Scampia che, all’inizio del 2000, contrappose il clan Di Lauro agli Spagnoli. L’intera storia che raccontiamo, quella di una famiglia criminale che si dipana nell’arco di 4/5 anni, è perciò ispirata a fatti reali. Il nostro intento è quello di raccontare un mondo. E per raccontarlo, lo devi conoscere a fondo ». «Con Stefano abbiamo lavorato tre anni alla sceneggiatura, continuando a modificarla anche durante le riprese, per trovare il tono giusto al nostro racconto », aggiunge Stefano Bises, autore della serie che ha anche coordinato il lavoro del gruppo di co-sceneggiatori. «Abbiamo incontrato poliziotti, magistrati, pentiti, visionato atti giudiziari, ma il lavoro più importante è stato sul territorio, un lavoro minuzioso, quasi antropologico. Solo in questo modo abbiamo potuto mettere in scena i veri âmeccanismiâ della camorra, che è di fatto un’industria. Un esempio è come si costruisce una piazza di spaccio, con le sue code di tossici, ma anche il suo spaventoso indotto, dalla vendita di siringhe a quella dei limoni ». Realista e âsporcoâ nella forma, inevitabilmente violento (non solo violenza convenzionale, ma anche verbale), anti didascalico per scelta etica («non c’è la fascinazione del male, non c’è niente di cool in questi camorristi: brutti, ciccioni, senza gusto, dall’etica miserabile », avverte Bises), Gomorra – La serie ha una struttura narrativa volutamente «molto semplice, immediata, come si addice ad un racconto morale sul male ». La storia è infatti quella classica di una lotta per il potere, mentre infuria la faida: c’è il boss Pietro Savastano, vecchio stampo e destinato a lasciare il potere, sua moglie Imma, sorta di Lady Macbeth, e il figlio Genny, destinato alla successione, ma troppo viziato e non sufficientemente crudele per âmeritareâ il potere. Tre personaggi, tre diversi sguardi e tre registi per raccontarli. Se Sollima, oltre a dare l’impronta generale alla serie sia narrativa che visiva, si dedica al padre, Francesca Comencini si concentra su Imma e Claudio Cupellini sul giovane Genny. «Per uno come me abituato a dedicarmi ai miei film (comincia tra breve il nuovo Alaska, ndr.) è stata un’esperienza molto interessante », racconta Cupellini, che ha diretto gli episodi 8, 9 e 10. «Prima di cominciare a girare ho vissuto a Napoli, frequentando il set e studiando le mie future location. E ho adattato il mio stile a quello della serie, utilizzando, cosa per me inconsueta, la macchina a mano e lavorando molto su luci e colori, per ottenere immagini molto contrastate e iperrealiste ».
Pronta a debuttare, con molta forza, grande attesa (e, chissà, qualche inevitabile polemica) Gomorra – La serie, almeno idealmente non finirà qui. Sollima e Bises, infatti, hanno già in mente una seconda stagione. Che, dopo l’ascesa, racconta l’inevitabile caduta, come in ogni dramma shakespeariano che si rispetti.
Anche i legami di sangue in Gomorra-La serie sono legami di camorra. Imma non guarda suo figlio Genny con occhi di madre. Pensa che non sia abbastanza spietato e cattivo per essere il nuovo boss. E Genny, nel corso della storia, sarà âeducatoâ. Stefano Bises (sceneggiatore).
Nel’immagine in apertura: GENNY SAVASTANO È il figlio del boss Pietro e ne dovrebbe prendere il posto. Ma è cresciuto nella bambagia e per la madre Imma è inadatto al comando. Lo interpreta Salvatore Esposito (Il clan dei camorristi in tv).
[/cbtab][cbtab title=”ALTRE SERIE”][column size=one_third position=first ]THE PARADISE
â Prima o poi doveva accadere: Downton Abbey ha
fatto scuola. Questa nuova serie BBC One ambientata nell’Inghilterra del 1870 si ispira al romanzo di Zola Al Paradiso delle signore e segue le vicende di una giovane commessa per raccontare cambiamenti sociali, rivoluzione industriale e sussulti femministi. Su Mya dal 7 maggio[/column][column size=one_third position=middle ]OPHRAN BLACK
â Arriva la nuova serie cult, che ha trasformato in star la sconosciuta Tatiana Maslany (bravissima). Storia di Sarah, ragazza in fuga che ruba l’identità di una donna suicida. Identica a lei. Temi complessi: bioetica, clonazione umana, evoluzione della specie e Darwin citato in ogni titolo. Tensione alta, sceneggiatura perfetta. Da non perdere. Su Premium Action dal 3 giugno[/column][column size=one_third position=last ]CUMBIA NINJA
â Ecco qualcosa di molto teen ma anche di decisamente inconsueto: una serie di grande successo latinoamericana. Con due protagonisti già popolari fra i ragazzi (Ricardo Abarca e Brenda Asnicar) è un ibrido che mescola musica
e amore con arti marziali e fantasy (e mitologie Maya). E fa scoprire, in chiave rap, la Cumbia, musica popolare colombiana. Su Fox dal 6 maggio[/column]
[divider]IL PAPA DI SORRENTINO[/divider]
Nel futuro di Sky c’è un autore, fresco di Oscar: Paolo Sorrentino. Il regista di La grande bellezza debutterà nell’universo delle serie tv con The Young Pope, mini-serie prodotta dalla Wildside di Lorenzo Mieli e Mario Gianani e co-prodotta con gli Stati Uniti. Il progetto è incentrato sulla figura immaginaria del primo pontefice italo-americano e sarà ambientato fra Città del Vaticano, Usa e Africa. Sorrentino sarà sia autore della sceneggiatura (con Stefano Rulli e Umberto Contarello) che regista.
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