Corpo libero, su Paramount+ la ginnastica in chiave thriller

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Dal 26 ottobre su Paramount+ arriva Corpo libero, la nuova serie in sei episodi girata da Valerio Bonelli e Cosima Spender, tratta dall’omonimo romanzo di Ilaria Bernardini – co-sceneggiatrice nella trasposizione audiovisiva. A seguire la proiezione dei primi due episodi alla Festa del Cinema di Roma, è stata la conferenza in presenza di autori, scrittrice e parte del cast.

Come nasce l’idea per questa storia?

“Circa dodici anni fa” risponde Ilaria Bernardini. “Facevo una trasmissione che seguiva la vita di alcune ginnaste e stando a contatto con loro ho sentito il bisogno di raccontare alcune cose che avvertivo, intuivo ma che non riuscivano a venire a galla. Ero affascinata da questi piccoli fortissimi corpi incastrati in quest’adolescenza che stava per sopraggiungere, temprati per sopportare ogni dolore… Tre anni fa ho tradotto il mio romanzo e l’ho riscritto in maniera più consapevole, pensando anche di farne un racconto in immagini, che si adattasse allo schermo.”

Quale volevate che fosse il tema portante?

“Sicuramente c’è il tema dell’abuso, soprattutto psicologico, cui sono sottoposte le ragazze. Sembrano quasi immerse in una specie di setta, ci sono tra loro filastrocche e piccoli rituali, nonché una segretezza di fondo riguardo alcune dinamiche dei loro rapporti”, riprende sempre la sceneggiatrice. “In effetti è un qualcosa di ricorrente quando si parla di bambini inseriti in un contesto adulto senza essere adeguatamente controllati…”

Qual è stata la preparazione delle ragazze, invece?

“Le nostre protagoniste sono tutte atlete” risponde Valerio Bonelli. “C’è stata un’operazione di casting pazzesca nelle palestre campane, per cui siamo arrivati a fare una scrematura partendo da cinquecento atlete per arrivare ad averne solo cinque.”

“Nessuna di loro aveva mai recitato, chiaramente” interviene Cosima Spender “ma nessuna di loro, proprio perché provenienti dal mondo dello sport, aveva paura di ripetere le scene. Credo che le atlete, per questo, possano essere delle ottime attrici.” 

E qual è l’aspetto che più ha sorpreso voi registi nel raccontare la vita delle ginnaste?

“Abbiamo cercato di evidenziare una cosa nella messinscena: la ricerca della perfezione. È un dettaglio che ci ha affascinato da subito, il fatto che ognuna di loro indossasse una maschera brillante, fatta di trucco pesante come a nascondere le crepe di un mondo estremamente opprimente. Ci siamo chiesti spesso cosa si nascondesse dietro quella perfezione e abbiamo cercato di indagare la cosa, anche oscillando con il ritmo della narrazione, passando da momenti di ampio respiro a sequenze più incalzanti, nervose.”

La location, invece, com’è stata scelta?

“Il romanzo era ambientato in Romania. Volendo trovare un posto simile siamo finiti in questa struttura circondata da foreste e ci è sembrata perfetta, perché la nostra è anche una favola nera… e in ogni favola nera che si rispetti c’è una foresta.”