“GOMORRA – LA SERIE”: LA RECENSIONE DELL’OTTAVO EPISODIO

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«Ricordati che devi morire». La citazione di Non ci resta che piangere è perfetta per spiegare il senso dell’ottavo episodio di Gomorra. Il racconto è caratterizzato da un’atmosfera macabra ed è incentrato sul tema della morte, con molti simbolismi degni delle migliori puntate di Six Feet Under, la serie cult di Hbo ideata da Alan Ball.

Tutto comincia con gli scissionisti in preda al sospetto e alle (consuete) rivalità: O’ Nano è considerato il colpevole per la morte di O’Principe. La vita dell’amico fraterno di Ciro è a rischio. L’Immortale quindi deve intervenire prima che la situazione degeneri: dopo aver dato ordini di trovare il vero assassino del narcotrafficante, l’uomo decide di incontrare Rosario per avere la certezza della sua innocenza. L’appuntamento avrà luogo in un cimitero, che sarà l’ambientazione principale di tutto l’episodio. I due ricordano la loro lunga amicizia ma anche le persone a cui hanno detto addio nel corso degli anni. Fare il camorrista è un mestiere ad alto rischio. Di Marzio chiede a Rosario di allontanarsi da Scampia insieme alla sua famiglia. L’esilio forzato però sarà inutile: come era prevedibile, l’uomo viene trovato da due sicari di Savastano che lo freddano davanti agli occhi della figlioletta e della moglie, alla quale O’Nano aveva appena confessato la verità sulla morte di Debora.

La notizia dell’agguato arriva a Napoli e il segnale è chiaro per tutti: la guerra tra clan è cominciata. L’Immortale appare sconvolto. Ora è solo. L’unica ad essergli rimasta vicino è la figlia, che potrebbe diventare anche un obiettivo per le vendette dei rivali. Al momento però la priorità dell’uomo è dare una degna sepoltura all’amico. E qui inizia la parte più macabra e grottesca del racconto. Corrompendo operai e becchini, Ciro fa disseppellire un cadavere per fare posto a quello dell’amico. Sì, nel mondo di Gomorra anche le tombe sono abusive! Certo l’effetto sorpresa è forte ma perché noi pecchiamo di ingenuità: gente che non ha alcun rispetto per la vita dovrebbe averne per chi non c’è più? Essere circondato dalla morte (più del solito, verrebbe da dire), porta però Di Marzio ad avere qualche rimorso soprattutto nei confronti della moglie, che ha ucciso con le sue stesse mani.

Per ripulirsi la coscienza, l’uomo decide di dare personalmente la caccia all’affiliato che ha tradito O’Principe. La spia viene quindi trovata, braccata e portata al camposanto per essere seppellita viva a meno che non riveli il nome del mandante dell’omicidio. Dopo aver scoperto che Pietro Savastano è il responsabile di tutti gli spargimenti di sangue, Di Marzio ha però uno slancio di bontà e aiuta il poverino ad uscire dalla tomba. A dimostrare ancora una volta la contorta morale di Ciro c’è la sequenza finale: il camorrista porta sua figlia in spiaggia, per spiegarle che lì è «dove è morta mamma». Nessun dettaglio sulla dinamica dei fatti viene rivelato ma questa mezza confessione alla bambina è un buon indizio su come potrebbero andare le cose in futuro: a distruggere l’Immortale non sarà la guerra tra i clan ma la sua coscienza. Il suo principale rivale invece, Pietro Savastano, sta avendo qualche problema di salute e potrebbe fare la fine di Don Vito Corleone. Non dimenticate la frase sibillina che il vecchio boss pronuncia all’inizio della puntata: «Dobbiamo aspettare che il veleno arrivi al cuore».