Il lungo viaggio de L’Arte della Gioia, la serie in sei episodi tratta dal romanzo di Goliarda Sapienza e diretta da Valeria Golino, è partito a maggio 2024 con l’anteprima al Festival di Cannes. È proseguito a giugno nelle sale cinematografiche diviso in due parti (criterio che lo rende, come il Dostoevskij dei fratelli D’Innocenzo, eleggibile per i David di Donatello), ha fatto tappa lo stesso mese al Taormina Film Fest e adesso arriva finalmente su Sky, dal 28 febbraio. È qui che facciamo la conoscenza della piccola Modesta (Tecla Insolia), nata il 1° gennaio del 1900, sopravvissuta all’incendio in cui è morta la famiglia, accolta in convento, dove scoprono essere stata violentata. Presa sotto l’ala protettrice della madre superiora Suor Eleonora (Jasmine Trinca), Modesta è destinata a diventare sposa di Cristo. Ma il desiderio di assaporare la vita è più grande.
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Valeria Golino: «L’idea iniziale era di farne un film»
«Avevo conosciuto Goliarda Sapienza e sapevo che aveva scritto un romanzo che non nessuno voleva pubblicare. Lo lessi appena uscì, con lo stupore che hanno quasi tutti quando lo leggono: ti può piacere o non piacere, però è innegabile che L’arte della gioia sia qualcosa di diverso e fantasmagorico. È erotico, scabroso, triste, gotico, buffo. Cambia tono in continuazione».
L’idea di trasporlo in una serie non fu immediata. Anzi, l’idea iniziale era quella di farne un film, ci racconta Valeria: «Io e le mie sceneggiatrici [all’epoca solo Francesca Marciano e Valia Santella] avevamo pensato di farne un film, ma poi ci siamo rese conto che stavamo sbattendo il muso contro una cosa troppo grande e difficile, perché il romanzo di Golioarda è un racconto che si sviluppa in orizzontale. Non riuscivamo a ridurlo in modo che ci desse soddisfazione. Ci sembrava di levare troppo. Dopo circa 7 mesi che scrivevamo il film, dissi alla mia produttrice Viola Prestieri che volevo farne una serie. Fu molto paziente, Ricominciammo tutto da capo. Per questo motivo la scrittura è durata un paio d’anni».
Poi sono arrivati i provini e un talento tutto da scoprire: quello di Tecla Insolia.
Tecla Insolia: «Avrei fatto l’amante di Modesta per quanto ne sono innamorata»
«Volevo interpretare questo ruolo a tutti i costi, non ero mai stata così entusiasta per qualcosa» ci racconta Tecla. «Per puro caso avevo iniziato a leggere il libro prima che mi arrivasse la convocazione per fare primo provino. Più lo leggevo, più mi ripetevo: “crescerò e farò un film su questo personaggio”. Me ne sono innamorata. Credo che probabilmente io stessa sarei stata un’amante di Modesta se fossi esistita all’interno del romanzo. Ero innamorata di quello che stavo leggendo e quando poi è arrivata la richiesta dei provini, mi sembrava un sogno ad occhi aperti. Ero molto spaventata, però è quel tipo di di emozione che ti accende e non ti blocca».
Giovanissima all’epoca dei provini, aveva 18 anni. «Io volevo una piccolissima» racconta Valeria Golino. «Avevo visto delle attrici stupende di 22, 23 anni, ma non era la stessa cosa. Lei, oltre ad essere la più brava attrice della sua generazione, aveva quell’età cristallina che serviva al personaggio. Poi riesce a fare tutto: a essere vecchia, brutta. bellissima, cattiva, buona. È una Modesta cangiante».