Il commissario è uno di quei ruoli che nella carriera di un attore non può mancare, «è un po’ la chiusura di un cerchio», ammette Stefano Fresi, che dal 12 settembre su Raiuno ha dato vita a Kostas, il capo della sezione omicidi di Atene, uscito dalla penna di Petros Markaris.
Diretta da Milena Cocozza, la serie, prodotta da Palomar, nel cui cast figurano anche Francesca Inaudi, Blue Yoshimi e Luigi Di Fiore, vede Fresi debuttare nei panni di un commissario ruvido, diretto, attaccato alla sua famiglia e al senso di giustizia, con un padre ex poliziotto dal passato piuttosto ingombrante e una figlia che ama sopra ogni cosa. «Voglio troppo bene a quest’uomo – ha raccontato Fresi a Ciak –. Petros Markaris ha una penna straordinaria perché al di là delle storie che sono molto intriganti dal punto di vista del giallo, nei suoi romanzi emerge uno spaccato sociale e politico importante: la crisi della Grecia negli anni duemila è veramente ben descritta. Noi abbiamo cercato di rispettare il suo racconto».
LEGGI ANCHE: Kostas, sulla Rai il Montalbano Greco di Stefano Fresi (foto)
In che modo hai reso tuo questo commissario creato da uno scrittore?
È stato un bel lavoro perché io sono notoriamente una persona molto allegra ed accogliente, almeno questo è quello che dicono tutti e quindi fare un personaggio scostante, burbero, senza troppi fronzoli è stato molto divertente, una prova interessante. Kostas è uno che dice quello che ha in testa senza filtri, indipendentemente da chi ha davanti, che sia il delinquente di strada o il Ministro degli Interni. E poi c’è il suo aspetto privato, la sua famiglia, ha un rapporto insostituibile con la moglie interpretata dalla bravissima Francesca Inaudi con cui siamo amici fraterni, sul set c’era una vera intimità fra di noi. È uno che si si spreme talmente tanto sul lavoro che a casa vorrebbe meno rotture di scatole, ma i soldi sono quelli che sono, se la moglie chiede un paio di scarpe diventa un problema, ma lei sa come prendere il marito, con la sua meravigliosa cucina. Per la figlia Caterina, interpretata da Blu Yoshimi stravede, i suoi sorrisi sono tutti legati al suo arrivo.
L’ambientazione in Grecia lo rende sicuramente particolare, è un panorama molto diverso rispetto a quello che hanno regalato altri commissari in televisione
È vero, anche se questa è una serie molto urbana, incentrata profondamente sulla città di Atene e non sulla Grecia che è nell’immaginario di molti, quella del mare o del Partenone. È anche un’occasione per rivangare un po’ quello che è accaduto intorno al 2009, con la crisi economica profonda e il Paese che veniva dal periodo dei colonnelli, rovesciati da una sinistra che dopo aver tolto il potere a quelli che reputava fascisti autoritari, appena ha sentito l’odore dei soldi, c’è cascata allo stesso modo. Credo che Markaris voglia dire nei suoi romanzi che il potere non è di destra o di sinistra, ma che rende losco chiunque lo abbia. Kostas
Hai accettato subito questo ruolo, senza pensarci un attimo?
Non solo ho accettato subito, ma ho gioito profondamente: appena mi è stato raccontato che c’era questa vaga possibilità di interpretarlo mi sono andato a leggere i romanzi e subito ho pensato che sarebbe stato meraviglioso. Credo che farò a Carlo Degli Esposti un bustino in bronzo da mettere nel mio giardino perché è stato il primo a farmi fare un protagonista al cinema in C’è tempo di Walter Veltroni, il primo a farmi avere un ruolo internazionale ne Il nome della rosa e adesso ha fatto questa scommessa di farmi debuttare come protagonista in una serie che potrebbe diventare anche una lunga serialità.
Potrebbe diventare il nuovo Montalbano?
Questo non lo so, per me è un’occasione gigantesca, con tutte le paure che mi porto dietro spero comunque che l’amore che ci abbiamo messo sia evidente al pubblico italiano al punto che voglia altri episodi. Carlo Degli Esposti ha conosciuto Markaris perché gliel’ha presentato Andrea Camilleri, è stato lui a spingerlo a leggere i suoi romanzi, e poi è stato furbo a prendersi i diritti. Detto questo Montalbano è Montalbano, ognuno ha il suo percorso.
Al suo debutto Montalbano andò su Raidue, la Rai ci credeva, ma non così tanto da metterlo in onda sulla rete ammiraglia.
Io temo che spesso nelle alte sfere si tenda a sottovalutare il pubblico che invece apprezza sempre un prodotto di qualità. Non basta che una serie venga dall’America, se è una monnezza gli spettatori se ne accorgono benissimo.
Il ruolo del commissario è fondamentale nella carriera di un attore?
È la chiusura di un cerchio, soprattutto quando arrivi a farlo intorno ai cinquant’anni, dopo esser cresciuto con personaggi come il Tenente Colombo, Sherlock Holmes, Poirot, oltre al Maigret di Gino Cervi e il Nero Wolfe di Buazzelli. L’idea di interpretare un commissario è una roba meravigliosa.
Kostas è uno che non legge romanzi, ma il dizionario.
Credo dipenda dal fatto che avendo sempre la mente impegnata su un caso da risolvere, per lui leggere un romanzo o un saggio sarebbe come distogliere l’attenzione da quel caso. Preferisce aprire il dizionario e trovare una parola qualsiasi per scoprire che ha a che fare con la sua quotidianità.
Quale parola sceglieresti per definire Kostas?
Scomodo.