“THIS IS US”: ARRIVA LA SERIE TV CHE HA CONQUISTATO L’AMERICA

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Nel maggio scorso in Usa, il pilot di This Is Us si è trasformato in un evento televisivo: più di 10 milioni di spettatori, NBC che porta immediatamente il numero delle puntate previste per la prima stagione da 10 a 18, i social invasi da commenti entusiastici e perfino una critica felicemente stupita. E tutto questo non è avvenuto per caso. This Is Us, infatti, è parte di un genere “tranquillo”, il dramma familiare, che ha regole codificate e si rivolge allo spettatore medio dei grandi network. Invece, proprio nella sua puntata introduttiva, la serie si rivela sovversiva, spiazzante, inattesa. Con un colpo di teatro, che non è troppo definire geniale.

QUELLO CHE C’È DA SAPERE

Prodotta da Fox Television, la serie è stata creata da Dan Fogelman, che come sceneggiatore ha lavorato per la Disney (Cars, Rapunzel), ma è stato anche autore di una eccentrica serie tv, il musical comico-demenziale ambientato nel medioevo Galavant, inedito da noi. Produttori esecutivi e registi (hanno firmato tre episodi a testa) sono invece la coppia Glenn Ficarra/John Requa, già sceneggiatori del perfido Babbo bastardo e autori e registi del delizioso Crazy Stupid Love. Cast interessante con, fra gli altri, Milo Ventimiglia (Peter Petrelli di Heros e Jess di Una mamma per amica), la cantante/attrice Mandy Moore, Sterling K. Brown (recentemente premiato con l’Emmy per American Crime Story) e il belloccio-ma-bravo Justin Hartley (Smallville, Revenge).

CONSULTANDO WIKIPEDIA

“L’uomo medio condivide il proprio compleanno con più di 18 milioni di altri essere umani”. La serie si apre con questo cartello esplicativo, utilizzando come fonte (presunta) Wikipedia. Fra i 18 milioni sceglie di raccontare il giorno in cui quattro diversi personaggi compiono in contemporanea 36 anni. Le storie sono intrecciate e solo due di loro hanno un legame diretto. Si comincia con Jack (Ventimiglia) che, per rispettare la tradizione, chiede alla moglie Rebecca (Moore) di esibirsi in una danza sensuale, come preludio d’amore. Cosa che decisamente non funziona, in quanto Becca è vistosamente incinta di ben tre gemelli, per cui arrivano le doglie e la coppia corre in ospedale, dove l’anziano e simpatico dottor Katowsky (Gerald McRaney) proverà a portare a termine il difficile parto. Kate (Chrissy Metz) inizia invece la giornata aprendo il frigo, dove su ogni alimento è appiccicato un post-it intimidatorio, per invitarla a non mangiare niente, torta del compleanno compresa. Perché Kate, come dirà al fratello, si è letteralmente “mangiata la vita che sognavo”, diventando obesa e infelice. Troverà in un gruppo di sostegno la forza per cominciare a dimagrire? Le cose non vanno troppo bene neppure per suo fratello Kevin (Hartley), anche se è un attore molto popolare come protagonista della sit-com The Mammy. Ma lui si sente frustrato dalla banalità del ruolo e dello show, e quando sul set, per l’ennesima volta, l’autore gli chiede di recitare senza maglietta, visto che per l’audience i suoi pettorali valgono più della sua recitazione, butta tutto all’aria e si licenza in diretta, con il suo sfogo che diventa virale sui social. Il quarto è Randall (Brown), manager di colore, che viene festeggiato in ufficio dai dipendenti. Proprio nel giorno del suo compleanno, però,  il poliziotto privato che ha assunto gli ha finalmente trovato quel padre snaturato che lo ha abbandonato appena nato davanti ad una caserma dei pompieri. Randall non resiste e si presenta a casa dell’uomo, William (Ron Chephas). Il suo proposito è di mostrargli la sua auto da 143 mila dollari e urlargli che, nonostante lui, ha trovato una vera famiglia ed è diventato un uomo ricco e felice. Ma, William si offre fragile e vinto, incapace di chiedere perdono e di trovare scuse, per cui Randall finisce per portarselo a casa, perché conosca i suoi nipoti.

PRIMA DELLA FINE

Fino a questo punto This Is Us è una buona serie. L’idea è simpatica, l’intreccio funziona, la scrittura è di buon livello, gli attori bravi. Ha alcuni picchi d’eccellenza. Tutta la sequenza della sit-com in diretta è brillante, Hartley offre il meglio di sé. Ed è molto efficace anche il confronto fra Brown e Chephas, il manager e il padre ritrovato, che miscela abilmente rabbia, dolore e pietas. Altra prova notevole è quella offerta da Gerald McRaney (House of Cards), quando il suo dottor Katowsky diventa protagonista di un monologo toccante e umanissimo. Ma negli ultimi cinque minuti tutto cambia. Anzi, la serie diventa un’altra storia.

L’ASSO NELLA MANICA

Uno dei grandi problemi di ogni creatore di serie tv è come dosare sorprese nella trama, trasformazioni impreviste di personaggi e soprattutto colpi di scena, per creare dipendenza nello spettatore. Il dosaggio perfetto di questi ingredienti resta quello servito ogni stagione dal Trono di Spade, ma bisogna riconoscere che se la cava piuttosto bene anche The Walking Dead e, per ora, pure Westworld (vedi come si chiude l’episodio 7). Di solito il colpo di scena ad effetto, il cliffhanger per gli americani, l’autore se lo gioca furbescamente a fine stagione, lasciando lo spettatore col fiato sospeso in attesa spasmodica di quella successiva. Dan Fogelman, con alto spezzo del pericolo, ci chiude invece proprio il pilot. Gli basta mettere in fila, uno dopo l’altro, una serie di elementi, che funzionano per accumulo: un dialogo fra Jack e uno sconosciuto davanti al vetro della nursery in ospedale, la firma con dedica sul poster di una sit-com, un’immagine di cronaca sullo schermo di una tv, un colletto di camicia con le punte, una limonata come metafora della vita. E, in automatico, ogni spettatore compie un rapido rewind mentale, per andare a cercare tutte le tracce di cui non si è accorto (ci sono, ma ben occultate), poi si rende conto che solo ora, grazie a questa rivelazione, la serie acquista più senso e più sostanza, infine, almeno idealmente, si alza e applaude. Fogelman ha fatto un azzardo, però geniale. In quanto anche se non sappiamo se, dopo che ci ha svelato il suo trucco da illusionista, ora la serie rientrerà a forza nel genere, non possiamo resistere all’idea di guardare la prossima puntata.