WEB SERIES: “INTERNO GIORNO”

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Interno-GiornoSu una parete c’è il sigaro e il cappellone di Clint in Per qualche dollaro in più, su un’altra incombe come un nume tutelare il volto di Quentin Tarantino, mentre dietro la porta c’è il manifesto originale di Vacanze romane. Basta girare un attimo per l’appartamento di Interno giorno per capire che si parla, si pensa e si respira cinema. Scritta e diretta dal fiorentino, inevitabilmente trapiantato a Roma, Clemente Meucci, è una divertente e divertita sitcom quasi tutta chiusa in un appartamento (ma negli ultimi episodi di questa prima, e pure ultima stagione, per volontà del creatore, ci si trasferisce anche ad una festa di compleanno), dove l’aspirante sceneggiatore Agostino (Michele Maganza), con fidanzata argentina che vede solo su skype (la spagnola Ana Iris Martinez), convive con l’attore già affermato Andrea (Samuele Sbrighi). A complicare le cose, generando una girandola di equivoci filmico-sentimentali, provvede Antonella (Serena Iansiti), ragazza di Andrea, arrivata a Roma per un provino.

Interno giornoInterno giorno«Comincia con: interno giorno » suggerisce Antonella ad Agostino, che non ha ancora scritto una riga della sua sceneggiatura – regala, oltre ad una forma professionale e molto fluida e alla prova impeccabile dei tre protagonisti, un elemento che la rende piacevolmente sorprendente. Non è la prima, e non sarà certo l’ultima, fiction o web series fatta da giovani autori e attori che raccontano la loro voglia di cinema, ma Meucci gioca con spirito ludico e creativo del tutto inedito e per nulla auto-compiaciuto, creando un continuo gioco di specchi fra la realtà e la finzione, a partire dalle infinite possibilità della sconosciuta Antonella che Agostino immagina, prima di trovarsi di fronte alla “banalità” di quella vera. Allo stesso modo un ipotetico addio diventa una rivisitazione di Casablanca, un amore immaginato o frainteso si trasforma un western di Leone o in un cappa e spada old style. Interno giorno, nonostante i tempi e il paese in cui ci troviamo, trasmette un’idea gioiosa e liberatoria del cinema, crede nel potere dell’immaginazione, ipotizza che accanto alla vita che vediamo ce ne sia sempre un’altra, pura immaginazione riflessa in uno schermo.

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www.youtube.com/watch?v=cY0hIar8_9E

Intervista con Clemente Meucci

33 anni, fiorentino, laurea triennale in economia aziendale, più per dovere che per scelta, spettatore onnivoro e curioso (dal cinema americano mainstream ad una full immersion in quello classico d’autore), Clemente Meucci ha frequentato, prima a Firenze poi nella sede americana, i corsi di cinema della New York Film Academy. Dopo aver lavorato in pubblicità a Milano, si è trasferito a Roma nel 2011. Archiviato Interno giorno, che ha appena vinto il premio per il miglior montaggio al Rome Web Award, ora sta lavorando ad una nuova web series, Helldorado.

Com’è nata l’idea di Interno giorno?
All’inizio è stato soprattutto il frutto di uno sfogo personale. Avevo già scritto un paio di sceneggiature, compresa una commedia sentimentale dal sapore acre, che non avevo portato a nulla, poi, finalmente, sembrava che il primo lungometraggio stesse per diventare realtà, visto che c’era finalmente un produttore interessato. Di fronte all’ennesimo stop, mi sono chiuso in casa e ho scritto la sceneggiatura di Interno giorno in una notte.

Perché hai scelto di trasformarla in una web series?
Ho sempre pensato al cinema, quello della sala, ma, dopo tre anni di illusioni e di fatica, ero stanco di stare dietro ad un vetro come chiuso in un acquario: volevo frantumare quel vetro e realizzare una cosa mia. Il web si è rivelato un territorio affascinante, soprattutto perché ti permette di creare un legame immediato con lo spettatore e l’esperienza mi ha rinfrancato e dato un nuovo coraggio. Certo, quando ho cominciato a lavorare concretamente al progetto ho cercato di mantenere un punto fermo: non rinunciare alla qualità di un prodotto professionale. La mia sceneggiatura ha convinto tre attori giovani, ma già con esperienza di cinema e televisione. Samuele Sbrighi, in particolare, mi ha messo in contatto con Salvatore Metastasio, che firma la fotografia, con il casting Stefano Rabbolini e la direttrice di produzione Arianna Necchio, tutte persone che hanno creduto nel progetto, co-finanziato da me con 8production e il contributo di tre preziosi sponsor. Una struttura solida che è stata essenziale.

Com’è stata la tua prima esperienza di regista su un set?
La definirei: inattesa. Prima ho usato la metafora dell’acquario che avevo voglia di rompere. Sul set, mi sono scoperto un pesce che non aveva alcuna paura di affrontare le onde. Mi sono detto che l’unica scialuppa di salvataggio che avevo a disposizione ero io stesso. Gli attori e la troupe amavano la mia storia, perciò ho agito seguendo soprattutto l’istinto, pronto ad ascoltare ogni parere, ma ben determinato nelle mie idee. Ad esempio, le battute erano blindate, tutti hanno seguito il copione senza improvvisazioni. Probabilmente fare tutto in corsa è stato salutare: per prepararmi all’idea di una sitcom, una settimana prima del set mi sono guardato sette stagioni di Alla fine arriva mamma, poi abbiamo girato in appena sei giorni e mezzo, una sola location più una giornata in un bar per la festa.

Visto che la cosa ha funzionato, perché hai deciso di non realizzare una seconda stagione di Interno giorno?
In effetti è arrivata anche una proposta concreta in questo senso. Ma è un tema troppo scivoloso con rischio compiacimento. Poi avevo voglia di raccontare altro, una storia totalmente differente. Ho finito di scrivere un’altra web serie, Helldorado, sei puntate da 10/12 minuti l’una, co-prodotte da Tauron Entertainment. Intendo girarla quest’estate e presentarla a inizio nuova stagione. L’atmosfera è un po’ alla Breaking Bad, la storia è quella di due ragazzi in un appartamento, più un terzo fuggito da casa: si trovano a disposizione un grande quantitativo di marijuana e hanno l’idea di venderla e farci dei soldi, solo che nessuno ha l’esperienza di uno spacciatore. E’ un dramedy, che parte con toni da commedia, con questi che sperimentano modi assurdi per spacciare, e gradualmente l’atmosfera si fa più cupa e drammatica. Ho anche due attori di una certa fama che sono interessati. Quando mi sono trasferito a Roma per fare cinema, pensavo che fosse una giungla e che tutti andassero in giro con il coltello fra i denti. Invece ho scoperto che se un progetto è valido e riesci a dare un’impressione positiva di te stesso incontri persone interessate e disponibili. Lo trovo rassicurante.

Stefano Lusardi