Bones and All, Guadagnino e Chalamet a Roma: «Luca il mio mentore, mi ha dato una carriera»

«Raccontiamo la solitudine e l'amore» I due protagonisti di Bones and All in Italia per il tour promozionale

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È entrato nel vivo con tappe a Roma e Milano il tour promozionale di Bones and All, il nuovo film di Luca Guadagnino atteso nelle sale italiane dal 23 novembre con Vision Distribution, già acclamato e premiato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con il Leone d’argento alla regia e il Premio Marcello Mastroianni per la migliore attrice emergente a Taylor Russell. Al suo fianco, Timothée Chalamet, che oggi ha presentato il film alla stampa romana insieme a Guadagnino, prima di dirigersi, in serata, verso Milano (dove saranno raggiunti anche dalla Russell) per continuare gli incontri con pubblico e i fan. 

«Bones and all è una fiaba sulla solitudine e sul desiderio di spezzare questa solitudine attraverso l’accettazione tramite gli occhi di un altro» ha spiegato Guadagnino. «Tra tutti i lavori che ho fatto, è quello che affronta in maniera più diretta il tema della solitudine e della figura che si staglia nella vastità di un vuoto».

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La storia racconta il primo amore tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un solitario dall’animo combattivo. È il viaggio on the road di due giovani che, alla continua ricerca di identità e bellezza, tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli che non riesce a tollerare la loro natura.

Bones and All

«L’abbiamo trattata come una storia d’amore, concentrandoci sui dei personaggi isolati nel Midwest americano degli anni ’80» racconta Chalamet. «Un periodo, quello del reaganismo, del quale la gente porta ancora adesso ferite e cicatrici per promesse non mantenute. Il cannibalismo pone Lee e Maren in una condizione di isolamento dalla società e loro lottano per cercare di sentirsi degni di essere amati». 

Per entrare nel personaggio, Chalamet racconta di aver attinto al senso di isolamento provato durante il lockdown: «L’abbiamo percepito tutti con il Covid. L’interpretazione di questa storia sta nello spettatore. Lee e Maren lottano per cercare di capire chi sono, ma a loro modo rappresentano tutti coloro che non si sentono “macchiati” e di non appartenere al mondo. Siamo in un’era in cui spesso ci sente diversi, soprattutto tra i giovani».

Guadagnino – Chalamet, la coppia che funziona

Luca Guadagnino e Timothé Chalamet tornano a lavorare insieme dopo Chiamami col tuo nome, il film che ha lanciato l’attore canadese-statunitense ad Hollywood, facendogli guadagnare la sua prima candidatura agli Oscar. Tra i due vige una forte stima, ma soprattutto una grande amicizia: «Luca mi ha dato una carriera, è stato un mentore, è un amico intimo e una figura importante nella mia vita. Lo reputo un vero artista». 

«Ho letto la sceneggiatura nel settembre 2020; a pagina 45 appare Lee per la prima volta e a pagina 47 avevo già capito che l’unico interprete possibile era Timothée» – spiega Guadagnino. «Ho detto: ‘se lo fa lui, lo faccio anche io‘. Sentivo che nell’esplorazione di questi personaggi e nel mio primo ingresso in America come regista c’era il segreto di qualcosa che mi interessava fare. Grazie al cielo Timothée ha deciso di farlo».

Se il talento di Chalamet non era nuovo a Guadagnino, lo stesso non si può dire di Taylor Russell, attrice sulla quale ha deciso di puntare dopo una sola chiacchierata su Zoom: «L’avevo vista nel film Waves e sono rimasto colpito della sua precisione interpretativa. L’ho conosciuta su Zoom e le ho offerto subito il ruolo, senza farle alcun screentest con Timothée. Mi piace offrire grosse opportunità: se raccogli la sfida, vai in più in profondità. Lei ha dato 100 volte più delle mie più rosee aspettative».

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Insieme ai due protagonisti a rubare la scena, nei panni di un altro cannibale, è Mark Rylance: «Ho sempre voluto lavorare con lui da quando lo vidi in Intimacy, film che esplorava in maniera esplicita le politiche sessuali di una coppia. Rimasi travolto dalla sua capacità di esprimere ogni aspetto dell’umanità, anche quelli più crudi».

Bones and All come X-Men

I personaggi di Bones and all sono diversi e isolati «un po’ come gli X-Men» fanno notare a Guadagnino. Sulla similitudine, il regista palermitano sorride, ma prende le distanze: «Il problema dei personaggi Marvel è che riproducono in una chiave pop-fantasmagorica le griglie interpretative del reale come date nel mainstream, devono avere un luogo in cui raccogliersi secondo delle regole. Sarebbe bello fare un X-Men vocato sulla profonda differenza dei mutanti. Forse, devo dire, l’ha fatto solo James Mangold con Logan, un film bellissimo».