Era il 1985 quando Juliette Binoche calcò per la prima volta il red carpet del Festival di Cannes, a distanza di quarant’anni ora l’attrice, premio Oscar per Il paziente inglese (1996) e vincitrice del premio per la Miglior interpretazione femminile nel 1993 alla Mostra del Cinema di Venezia per Tre colori – Film blu e nel 2010 alla kermesse francese per Copia Conforme, torna sulla Croisette come presidente di giuria per assegnare insieme agli altri 8 membri la Palma d’oro di questa 78ª edizione del Festival.
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Alla conferenza stampa di presentazione della giuria di Cannes 2025, composta anche da Jeremy Strong, Alba Rohrwacher, Dieudo Hamadi, Leïla Slimani, Halle Berry, Carlos Reygadas, Payal Kapadia e Hong Sangsoo, Binoche ha ricordato un percorso che oggi la porta a vivere ancora le stesse emozioni di fronte ai film da vedere e condividere, ma ciò che è cambiato per l’attrice e attivista è la situazione globale. “Sono stata qui in passato e oggi c’è ancora lo stesso tipo di entusiasmo nel vedere film. Il mondo sta andando verso derive molto pericolose e più ci avviciniamo a questi spazi di pericolo più abbiamo bisogno dell’arte per sopravvivere e avere una visione che ci dia speranza e ci connetta gli uni con gli altri”, ha commentato Binoche.
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Cosa pensa la presidente di giuria delle minacce che Trump sta gettando sul cinema straniero? “Non sono sicura di essere in grado di rispondere a questa domanda perché richiede un’analisi dell’industria cinematografica mondiale”, dice Binoche con una franchezza che non esita però a manifestare poi una breve, ma sferzante critica al Presidente: “Capisco Trump, sta cercando di proteggersi e lo abbiamo capito fin dall’inizio, sta cercando di proteggere il suo Paese, ma noi abbiamo una comunità cinematografica molto forte nel nostro continente, in Europa. Penso che lui stia lottando e stia cercando in molti, molti modi diversi, di salvare l’America e di salvarsi il culo”.
La cerimonia di apertura
La sera, alla cerimonia di apertura, commossa ed elegante in un completo bianco che le copre anche il capo come un velo solo accennato, Juliette Binoche ha poi continuato il suo discorso: “Gli artisti hanno la possibilità di testimoniare per gli altri. Più il livello di sofferenza aumenta e più la loro implicazione è vitale”.
Guerre, miseria, crisi climatica: sono demoni dei nostri giorni, ricorda il 7 ottobre e Gaza Binoche dal palco della sala Lumière: “Contro l’immensità di questa tempesta dobbiamo far nascere la dolcezza, trasformare le nostre visioni frammentate in speranza, ritrovare, curare, curare la nostra ignoranza e lasciare le nostre paure, il nostro egoismo, cambiare, cambiare mentalità e di fronte all’orgoglio ritrovare l’umiltà”.
Il discorso di Binoche non dimentica nemmeno la scomparsa della fotoreporter Fatima Hassouna lo scorso 26 aprile, uccisa in un attacco aereo israeliano. “La mattina prima della sua morte aveva saputo che il film su di lei sarebbe stato presentato qui a Cannes, al Festival de Cannes. Fatma avrebbe dovuto essere tra noi, questa sera. L’arte resta. È il testimone potente, della nostra vita, dei nostri sogni”