Luna nera, Lucrezia Guidone: «La magia delle streghe è la forza speciale che abita in ognuno di noi»

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Per il suo primo ruolo da strega, Lucrezia Guidone ha imparato a combattere, andare a cavallo, tirare con l’arco. Dopo tante esperienze nel cinema d’autore (in Noi 4 di Francesco Bruni, Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini, La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi), da questa sera la vedremo in versione fantasy nei panni di Leptis in Luna nera, la terza serie originale italiana Netflix prodotta da Fandango che racconta di un gruppo di donne accusate di stregoneria nell’Italia del XVII secolo. La serie è diretta da Francesca Comencini, Paola Randi e Susanna Nichiarelli, e unisce molte donne sia nel cast che fra i ruoli tecnici. Però, dice Lucrezia, «anche se la donna è il tema centrale della serie ce ne sono molti altri, come una storia d’amore e un percorso di formazione della protagonista (Antonia Fotaras, nda.), che a 16 non sa come gestire il suo potere». Intanto, Lucrezia gira i teatri d’Europa: qualche giorno fa era per Budapest per le repliche di Zio Vanja, produzione del Teatro Stabile di Torino diretto dalla regista ungherese Kriszta Székely.

Lucrezia, chi è Leptis?

Una delle protagoniste che compongono un nucleo di donne emarginate per la loro diversità e accusate di stregoneria. È una donna forte, con molte responsabilità. Per me è stato molto bello attraversare un personaggio con un carattere così dominante: mi ha permesso di esplorare aspetti pratici di me che non pensavo di avere, superare limiti anche fisici.

Come si è sentita in abiti del XVII secolo?

Sono un’attrice di teatro, quindi frequento molto costumi di varie epoche. Sul set di Luna nera però i costumi di Susanna Mastroianni sono stati un sogno: anche l’intimo che indossavamo era alla foggia dell’epoca. Una vera immersione in un altro tempo, grazie anche alle scenografie bellissime di Paola Comencini. Poi, ci sono gli aspetti tosti: le tante ore al trucco, riuscire a cavalcare con un sottogonna pesantissimo. Abbiamo fatto una lunga preparazione sia con le armi che coi cavalli. Il training mi ha aiutata anche nel capire i limiti, le paure, la mia forza. Ho anche imparato a tirare con l’arco.

Quanto conta la parte magica in Leptis e nella serie?

La magia c’è, ma viene trattata in modo nuovo: i superpoteri sono visti come qualità molto sviluppate dell’essere umano. Nella serie queste qualità si esprimono attraverso gli effetti speciali, ma ognuno di noi nella vita reale può avere la stessa idea di forza intesa come superpotere: un talento speciale, il coraggio di difendere i propri ideali, di proteggere la propria comunità. Non è un discorso di genere: l’intento è di parlare non solo delle donne, ma dell’umano.

Senza dubbio, però, Luna nera è una serie al femminile. Possiamo definirla anche femminista?

In un certo senso sì, perché la figura della strega, della donna emarginata o perseguitata, è stato un simbolo forte del femminismo. Ma sarebbe interessante arrivare un giorno a non sentire l’esigenza di specificarlo. Non credo sia stata un’operazione commerciale per riempire una quota rosa: tutte le maestranze chiamate, tra le quali molte donne, sono prima di tutto dei professionisti di livello. Il fatto che Netflix e Fandango abbiano investito in un progetto per certi aspetti rischioso e ambizioso è un segno forte: si può sbagliare, ma c’è la volontà nel cinema di investire su storie del genere. Un bellissimo messaggio sia per i ragazzi molto interessati alle serie tv che per gli adulti.

Lei è una spettatrice di fantasy?

Sì molto, da Harry Potter in poi mi sono sempre appassionata al genere. Certo Luna nera ha un elemento fantasy ma non abbiamo tentato di imitare nessuno, è una serie italiana con un forte appeal internazionale proprio perché racconta storie che riguardano il nostro passato e la nostra terra, ed è girata in italiano. Luna nera non è il The Witcher o Il trono di spade italiano: bisogna guardarlo lasciandosi andare a un prodotto nuovo che riunisce più generi, lo storico, il fantasy, la storia d’amore.